Omicidio di Laura Ziliani, così è stato incastrato il trio diabolico

Le discrepanze nei racconti, gli strani movimenti con gli abiti della vittima e le testimonianze dei vicini: così il cerchio si è stretto intorno a Silvia e Paola

La mappa ricostruisce il delitto di Laura Ziliani

La mappa ricostruisce il delitto di Laura Ziliani

Temù (Brescia) - Da ieri quello che è già stato soprannominato il "trio diabolico", composto dalle sorelle Silvia e Paola Zani, 26 e 19 anni, e dal lecchese Mirto Milani, 27, si trova in carcere con l’accusa di avere ucciso l’ex vigilessa di Temù Laura Ziliani. A motivare il trio, se le accuse saranno confermate, sarebbero stati motivi economici. 

La Ziliani è stata ritrovata lo scorso 8 agosto parzialmente sepolta lungo il greto del fiume Oglio, in territorio di Vione a circa 500 metri dalla casa di Temù, in vicolo Ballardini, da cui era apparentemente scomparsa senza lasciare traccia. Ma dove, in realtà, secondo l’impianto accusatorio, sarebbe stata prima stordita con un farmaco ansiolitico a base di Bromazepam, poi uccisa con modalità che sono ancora ignote. A firmare il provvedimento lungo 38 pagine è stato il Gip Alessandra Sabatucci, che ha ritenuto i tre ragazzi ugualmente responsabili di omicidio in concorso e occultamento di cadavere. 

A cristallizzare i sospetti degli investigatori, che sin dall’inizio hanno capito che qualcosa non andava a causa di testimonianze discrepanti e palesemente false. Come quella secondo cui Laura Ziliani, la mattina dell’8 maggio attorno alle sette, stava usando il cellulare intenta a consultare un social network. È stata la testimonianza di un uomo residente a Temù: Claudio M. Se il 23 maggio era stata trovata una scarpa di marca Salomon vicino alla confluenza tra il torrente Fiumeclo e il Fiume Oglio, il 25 maggio la curiosità dell’uomo ha portato a rinvenire la sua gemella, lasciata da Mirto Milani e Silvia Zani poco distante dall’abitazione dove l’uomo vive con la famiglia. 

"Non avrei voluto vedere ciò che ho visto – ha detto ieri l’uomo, che era nel giardino di casa intento a ritinteggiare una parte dell’edificio – Purtroppo è accaduto. Il 25 maggio stavo guardando dalla finestra del soggiorno come faccio solitamente, quando ho visto una coppia che saliva da via Siletti. A quel punto ho preso un binocolo, poiché mi pareva che il loro modo di fare fosse strano. Lui è entrato nel bosco e ho notato chiaramente che lei faceva di tutto per nascondere il volto. Quando se ne sono andati sono sceso per controllare e, circa in prossimità del punto da cui lui era uscito poco prima dalla vegetazione, ho trovato la scarpa che poi ho consegnato ai carabinieri". 

A confermare la presenza dei due a Temù sia il 22 sia il 25 maggio, evidentemente con lo scopo di abbandonare le scarpe, sono state le celle a cui si sono agganciati i loro telefoni, oltre ai lettori di targhe tra Brescia e la Valcamonica, tra cui quelli posti a Sulzano e Edolo che hanno identificato la Opel Meriva di Silvia. Non solo: i due e la sorella, alcuni giorni più tardi, hanno gettato un paio di jeans nel torrente Fiumeclo. Anche in quel caso sono stati tracciati. Erano quelli che le sorelle avevano raccontato che Laura indossava quando è sparita. Particolare, questo, negato dal fidanzato della ex vigilessa, che ha spiegato che la donna andava in montagna solo con abiti tecnici. Il trio diabolico è risultato avere interessi economici fortissimi legati al patrimonio immobiliare di famiglia. Il più determinato sembra essere stato Mirto, che ha creato con le sorelle un sodalizio ossessivo, non dissimile da una setta segreta, ammesso anche da Silvia.