Tramonte, il ricorso respinto "Prove non persuasive"

Strage di piazza della Loggia, le motivazioni del no alla revisione del processo

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di Beatrice Raspa

La revisione dell’ergastolo per Maurizio Tramonte? Non poteva essere accolta per mancanza di nuove prove "dotate di una forza persuasiva in grado di superare il complesso delle prove assunte in precedenza, e di ribaltare il giudizio di colpevolezza“. Così scrivono i giudici della Corte d’appello - presidente, Giulio Deantoni - in merito al rigetto dell’istanza dello scorso 5 ottobre. L’ex spia dei servizi segreti - che sconta il carcere a vita a Fossombrone - tramite gli avvocati Baldassarre Lauria e Pardo Cellini aveva ottenuto un nuovo processo - il sesto per lui - per smentire la sua presenza in piazza della Loggia la mattina del 28 maggio ‘74, e alla riunione preparatoria della strage, ad Abano Terme, 3 giorni prima della bomba. In 51 pagine la Corte ha spiegato perché non ha ritenuto di dover ribaltare il verdetto. La presunta inconciliabilità tra i fatti accertati dalla sentenza di cui si chiedeva la revisione con quelli accertati dalle sentenze precedenti appare "destituita di fondamento".

La difesa del 70enne padovano grazie a una perizia antropometrica definita d’avanguardia, (ma per i giudici tale non era, solo "diversa"), ha confutato la compatibilità dell’imputato sostenuta dalla Procura con l’immagine del giovane ritratto in una foto dell’epoca scattata a pochi attimi dell’esplosione e apparsa sui giornali. Una foto che peraltro l’ex “Fonte Tritone“ avrebbe sbandierato in carcere, con un ex compagno di cella Vincenzo Arrigo, tradendosi. "La Corte d’assise d’appello di Milano...compie una rivalutazione complessiva dell’intero materiale probatorio acquisito in vari gradi di giudizio nell’ambito del quale non hanno minore importanza la partecipazione alla riunione di Abano, l’intraneità di Tramonte agli ambienti ordinovisti e il suo rapporto privilegiato con Carlo Maria Maggi, l’ambiguità della sua condotta processuale, la strumentalità della sua ritrattazione". La “pretesa“ di ancorare il giudicato di condanna alla fotografia "confligge con la ricchezza del quadro indiziario", fondato su "elementi indiziari plurimi, gravi e concordanti" - si legge - mentre le nuove prove "si concentrano su dati marginali, come il mezzo di locomozione utilizzato per raggiungere Abano".