Scorie non trattate e fatture false: 5 rinvii a giudizio

Imprenditori del settore metalli portavano i soldi in Est Europa

Migration

di Beatrice Raspa

Una posizione stralciata e mandata a Sondrio per competenza territoriale, e cinque persone rinviate a giudizio. Così si è conclusa ieri l’udienza preliminare per un presunto business da scorie metalliche non trattate, fatture false e un giro di soldi trasferiti su conti correnti nell’Est Europa. L’inchiesta, condotta dai carabinieri forestali di Vobarno, coordinata dai pm Mauro Leo Tenaglia e Ambrogio Cassiani e ora ereditata dal collega Teodoro Catananti, lo scorso novembre aveva fatto finire ai domiciliari gli imprenditori dei metalli Giacomo Armanini, 36enne di Roè Volciano, ed Ermanno Piafrini, 56enne di Sondrio operativo a Bagnolo Mella. I due per l’accusa avevano emesso 19 milioni di fatture false per coprire un traffico di rottami non bonificati. Erano titolari di aziende ‘cartiere’, vuoti contenitori avviati solo con l’obiettivo di emettere carta straccia, ritiene la Procura, e hanno agito a beneficio di società di Castenedolo e Montichiari specializzate in bonifiche. I proprietari, il capofamiglia Sereno Cenedella con i figli Sonia, Marco e Simone, erano tutti stati coinvolti dall’indagine ma nei loro confronti il gip non aveva concesso le misure cautelari, e ora sono imputati.

Le loro società sono realmente esistenti, ma fonderebbero l’ottanta per cento del business sulla ricezione ‘in nero’ di centinaia di tonnellate di scorie metalliche da parte di realtà non autorizzate - è sempre la tesi accusatoria - e poi sulla rivendita delle stesse a terzi con falsi documenti che attestavano un trattamento mai eseguito. Il gip Alessandra Sabatucci ha girato a Sondrio la posizione di Piafrini – che risponde solo di reati fiscali - mentre ha mandato a giudizio (a dicembre) tutti gli altri, compresa la Imbre Metalli di Montichiari riconducibile ai Cenedella. La contestazione di traffico di rifiuti è stata ritenuta insussistente per mancanza di gravità indiziaria. Rimangono in piedi a vario titolo la gestione illecita di scorie, l’autoriciclaggio e le frodi fiscali.