Ridati 3 milioni alla Caffaro Così pagherà la bonifica

Brescia, firmato l’accordo: la cifra servirà a rifare la diga antiveleni

di Beatrice Raspa

Mancava solo la firma. E ora è nero su bianco. È ufficiale l’accordo sul rifacimento della barriera idraulica del Sito di interesse nazionale Caffaro. I dirigenti dell’azienda che produceva pastiglie di cloro e che ora è in liquidazione, finita al centro di una doppia indagine per inquiamento e disastro ambientale, metteranno subito sul piatto 3 milioni per rifare la diga antiveleni. I soldi saranno depositati oggi su un conto corrente vincolato, “sorvegliato” dai magistrati, e provengono dai quasi 8 milioni sequestrati agli indagati in fase di indagine. In cambio Caffaro Brescia ha ottenuto il dissequestro delle quote societarie. L’azienda è pronta a versare anche un altro milione per migliorare la situazione ambientale del sito. L’investimento complessivo servirà per potenziare i tre pozzi della barriera già esistenti e farli funzionare a regime (operazione che Caffaro, secondo la Procura, doveva eseguire quando la fabbrica era ancora operativa) e per costruirne altri due ex novo in una zona più a sud, dove l’emungimento delle acque risulterà più incisivo. I lavori inizieranno tra due settimane, totalmente ad opera della società e scorporati dal piano di bonifica; non servirà alcuna gara e i costi non peseranno sulla collettività.

"L’accordo dimostra la disponibilità e l’attenzione riservate al sito produttivo e al territorio da Caffaro Brescia ed è frutto di un positivo clima di colaborazione tra Procura, Ministero, Arpa e la nostra società" fa sapere l’azienda. "Chi inquina paga, qui possiamo toccare con mano questo principio di giustizia" dice il procuratore Francesco Prete. La società non si occuperà solo della diga anti-veleni, ma anche dello smantellamento del sito. Per la bomba chimica da decenni nascosta nel cuore di Brescia, che continua a spargere veleni - pcb, diossine, clorati, mercurio cloro - il procuratore aggiunto Silvio Bonfigli e il pm Donato Greco hanno messo sotto inchiesta 14 persone. Non sola l’ultima gestione (Caffaro Brescia) ma anche le vecchie (Caffaro Chimica e Caffaro srl), oltre all’ex commissario straordinario Roberto Moreni e la drigente del Comune Daria Rossi.