Quasi 35mila arrivi in Lombardia: 5.200 nel Bresciano

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Sono 34.758 i cittadini ucraini arrivati in Lombardia dal 24 febbraio scorso. Di questi, in base a quanto risulta dall’assessorato regionale al Welfare in base al monitoraggio delle Ats, 28.171 si sono rivolti al servizio sanitario, di cui 12.451 minori (il 44%). Il flusso rilevato dalle Ats lombarde, che rappresentano una delle prime tappe dei nuovi arrivati, sta rallentando rispetto alle scorse settimane: molti preferiscono restare in Paesi come la Polonia dove la barriera linguistica è meno forte, o andare in Germania, per lavorare. La maggior parte si trova tra Milano (7.819), Brescia (5.200) e Varese (4.880). Per ora, non c’è un’emergenza Covid (positivo il 2% dei 16.359 tamponi), anche se le vaccinazioni non decollano: sono solo 4.469. Sul fronte accoglienza, il presidente Attilio Fontana ieri ha incontrato il Capo Dipartimento della Protezione civile nazionale Fabrizio Curcio e il Commissario Delegato Minori Stranieri Non Accompagnati, il prefetto Francesca Ferrandino. "Si lavora d’intesa con le Prefetture, Anci, Upl e il coinvolgimento del Terzo Settore", ha detto Fontana.

L’accoglienza continua a essere per lo più in famiglia. Dai dati Ats, sono almeno 17.342 gli ucraini accolti da parenti o persone che hanno offerto loro un tetto. L’accoglienza privata rischia, però, di non essere sostenibile ancora a lungo. Una soluzione che si pensava dovesse essere temporanea, in attesa di un ampliamento dei posti Cas (Centri di accoglienza straordinaria) e soprattutto Sai (Sistema di accoglienza e integrazione) che garantirebbero assistenza legale, corsi d’italiano, servizi per i minori. Sono pochi, però, i gestori che hanno aderito all’ultimo bando ministeriale Cas, scoraggiati dalle scarse risorse a disposizione; per i Sai, serve invece l’adesione dei Comuni. Nel Brescian sono 200 gli ucraini in attesa di una sistemazione. Federica Pacella