Agguato da Frank, il giallo della contabilità dei pizzaioli. Tesoretto in nero e strani assegni

L’inchiesta sui conti di Frank porta alla cessione a un pakistano. Spuntano vecchi assegni da 140mila euro e un uomo che si era offerto per uccidere Seramondi, poi ritiratosi di Beatrice Raspa FOTO - Agguato alla pizzeria 'Frank' - I funerali di Frank e Vanna - Arrestati i due killer - Lo scooter dell'agguato

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte  Giovanna  Ferrari, di due anni più giovane

Francesco Seramondi, 65 anni, e la consorte Giovanna Ferrari, di due anni più giovane

Brescia, 26 agosto 2015 - Il «tesoro» in contanti trovato nelle disponibilità di Francesco «Frank» Seramondi e della moglie è solo frutto di incassi in nero. Non c’è nessun altro mistero dietro quegli 844mila euro in banconote che la Mobile ha scoperto, suddivisi tra l’abitazione dei pizzaioli ammazzati, il 41enne figlio delle vittime, Marco, e in cassette di sicurezza intestate a un parente e a un’impiegata. A riferirlo alla polizia è stata l’addetta alla contabilità delle due pizzerie-briocherie dei Seramondi, ascoltata più volte dagli inquirenti insieme ai famigliari e ai dipendenti proprio in merito all’ingente cifra sequestrata all’indomani del delitto.  È l'ultimo sviluppo di un’indagine che appare tutt’altro che chiusa, e al contrario continua a scavare su più fronti. La Finanza sta svolgendo accertamenti patrimoniali, sui conti, sui flussi finanziari e appunto sulla somma sequestrata per individuarne provenienza e utilizzo. Un lavoro minuzioso volto a fugare il sospetto che il reale movente dell’esecuzione non si risolva solo in ragioni di concorrenza sleale e rivalità economica tra negozi così come rivelato dal pakistano Muhammad Adnan, il pizzaiolo che ha sparato con il fucile a canne mozze.

Il killer da 10 giorni è in carcere con il complice indiano Sarbjit Singh. Insospettisce anche il giallo di alcuni vecchi assegni da 140mila euro scoperti nella contabilità di Frank. Assegni mai incassati, che risalgono al tempo della cessione della sua ex pizzeria - «Il Dolce & Salato» - a un pakistano per il quale aveva lavorato Adnan prima di mettersi in proprio. Allo stato tuttavia non sarebbero emersi riscontri di passaggi di proprietà non completati, o elementi a favore delle ipotesi di prestiti usurai o di riciclaggio. E ancora, continuano a ritmo serrato le ricerche delle persone coinvolte indirettamente nell’omicidio. La polizia è sulle tracce di colui che venduto ad Adnan il fucile (rubato nel 2011 nel Cremonese) e di chi ha ceduto la pistola utilizzata il primo luglio per ferire il dipendente albanese di Frank, Arben Corri. Si cerca anche un uomo che si era offerto di uccidere Seramondi ma poi si era tirato indietro. beatrice.raspa@ilgiorno.net