Attacco no vax a Brescia: quei terroristi della porta accanto

"La loro paura è la nostra unione": così scriveva uno dei due arrestati per le molotov lanciate contro l’hub vaccinale di Brescia. Sono cani sciolti, senza precedenti

I rilievi degli specialisti dopo l'esplosione

I rilievi degli specialisti dopo l'esplosione

Brescia - "Se vogliamo distruggere il nemico dobbiamo usare la stessa arma, la paura e la loro paura è la nostra unione. Non ci sono altre soluzioni". Così scriveva sulla propria pagina Facebook il giorno prima dell’attentato ai danni del centro vaccinale di Brescia Paolo Pluda: uno dei due no vax e negazionisti del Covid che la mattina del primo maggio sono stati portati in carcere dai militari dal Reparto Operativo Speciale e del Comando dei carabinieri di Brescia. Insieme a Pluda c’era l’amico Nicola Zanardelli, anche lui arrestato, perché accusato di essere corresponsabile dell’attentato incendiario che solo per una caso fortuito il 3 aprile scorso non si è trasformato in un danno più serio e forse in tragedia. Uno dei problemi che avrebbe potuto provocare è la distruzione di migliaia di vaccini, conservati non distante da dove sono state tirate tre molotov. 

A ordinare il provvedimento è stato il Gip del Tribunale di Brescia Alessandra Sabatucci. Pluda, 52 anni, risiede a Brescia, nel quartiere di Urago Mella e da sempre manifesta le proprie idee nei riguardi della pandemia e dei vaccini, partecipando a manifestazioni e con una frenetica attività sui social. Non risulta noto alle autorità e nella vita di tutti i giorni era un uomo tranquillo, tanto che i vicini non hanno mai avuto sospetti o dubbi su di lui. Lo stesso vale per Nicola Zanardelli, 51 anni, abitante a Monticelli Brusati in Franciacorta. Ma entrambi sono gravemente indiziati dei delitti di atto di terrorismo con ordigni esplosivi commessi ai danni del centro vaccinale di via Morelli a Brescia.

Altre persone potrebbero finire nei guai perché nello stesso momento in cui i due erano condotti alla casa circondariale di Brescia, sono state eseguite delle perquisizioni nei confronti di alcune persone rientranti nel circuito relazionale degli indagati. "Le indagini, condotte in tempi brevi anche mediante il ricorso alle intercettazioni telefoniche ed ambientali, si sono subito concentrate sull’analisi dei sistemi di videosorveglianza e rilevazione targhe dei veicoli presenti sul territorio del Comune di Brescia, consentendo di individuare quello utilizzato dai rei per raggiungere l’area teatro del fatto criminoso e indirizzare le investigazioni", commentano dal comando dei carabinieri. Ad incastrare i due sarebbero state le videocamere della stazione di servizio dove si sono fermati per recuperare la benzina necessaria a fabbricare le molotov. Domani i due saranno sentiti in carcere per l’interrogatorio di garanzia e probabilmente daranno la loro versione dei fatti. Intanto non mancano le reazioni: "Spero che chi ha compiuto questo gesto si ravveda", ha commentato il Vescovo di Brescia, monsignor Tremolada. Eugenio Massetti, presidente di Confartigianato ha specificato: "La rapidità dell’intervento fa ben sperare e capire che le forze dell’ordine della magistratura ci sono. Rasserena chi come me è stato minacciato e lascia pensare che non ci sia un nucleo terroristico operativo nel bresciano". Zanardelli e Pluda sono infatti ritenuti due "cani sciolti", che non fanno parte di alcuna organizzazione sovversiva.