Immigrati, lieve aumento: Mantova supera Brescia

L’ultima fotografia sugli stranieri nel rapporto dell’università Cattolica. Stabile la richiesta di permessi di soggiorno: in testa quelli “familiari“

Nel 2018 l’incremento dei migranti nel Bresciano è stato dello 0,5% (Fotolive)

Nel 2018 l’incremento dei migranti nel Bresciano è stato dello 0,5% (Fotolive)

Brescia, 24 novembre 2019 - Dopo sei anni di continuo calo, la provincia di Brescia assiste ad un incremento, seppur modesto, della popolazione straniera. La crescita, +0,6%, è molto ridotta, ma segna per lo meno l’inversione di un trend, legato per lo più ad una maggiore stabilità occupazionale. Secondo i dati del nuovo Rapporto del Centro iniziative e ricerche sulle migrazioni (CIRMiB) dell’Università Cattolica, a Brescia l’incidenza degli stranieri sulla popolazione complessiva è del 12,4%, sopra quella lombarda (11,7%) e italiana (8,7%). Tra le province lombarde, passa da seconda a terza dopo Milano e Mantova. Tra le cittadinanze, Romania ed Albania si confermano ai primi due posti, mentre al terzo entra l’India ‘spodestando’ il Marocco. Nel 2018 i permessi di soggiorno rilasciati si sono mantenuti pressoché stabili (+0,1%): restano ai primi posti i motivi famigliari (58% del totale) ed i motivi di lavoro (38%). I permessi per motivi umanitari sono il 2% del totale, stabili rispetto al passato, ma si registra una crescita del tasso di dinieghi dei permessi per motivi umanitari, che passa dal 58% al 68%, sopra la media italiana.

Balzo in avanti, invece, per le cittadinanze, con un +32% nel 2018 rispetto all’anno precedente. «Da tenere presente che su 6mila richieste, ne sono state per ora accolte 3mila – spiega Maddalena Colombo, direttrice CIRMiB – per cui ci sono molti iter ancora in corso». Le prime tre nazionalità di provenienza (che contano per circa la metà di tutti i giuramenti effettuati nel 2018) sono albanese, indiana e marocchina. Sul fronte occupazionale, si registra un saldo positivo tra avviamenti e cessazioni di contratti di lavoro, con concentrazioni nell’ambito di lavori domestici, settore costruzioni, logistica e servizi; resta stabile, al 17%, la quota di titolari di imprese stranieri. «Aumentano in forma costante – sottolinea Colombo – le rimesse, parliamo di un +15% all’anno, per un totale di 183,2 milioni di euro». Un dato che potrebbe apparire in contrasto con l’idea della stanzialità dell’immigrato che costruisce il progetto di vita e di famiglia lontano dal suo Paese. «Non dimentichiamo – spiega Colombo – che i migranti non sono mai soli, hanno sempre un ‘family mandate’ alle spalle. Questo sistema è in realtà una forma di cooperazione internazionale virtuosa, che consente di aiutare i familiari e mantenere abitati i Paesi di provenienza».

A livello di scuole, si assiste ad un trend di stabilità piuttosto che di crescita, con l’incidenza di stranieri che resta del 17,8% . «Questo quadro di stabilità – ha spiegato l’assessore alle politiche dell’inclusione Marco Fenaroli – dipende molto dalla chiusura delle frontiere. Da una parte ciò consente di lavorare anche in profondità, di affrontare il tema non in una fase emergenziale. Dall’altra, resta la necessità, al di là della cultura politica, di un cambio di normativa che, a fronte delle dinamiche demografiche italiane, consenta di riaprire i flussi necessari allo sviluppo economico e sociale. Se ci fosse la possibilità di ingresso per lavorare, anche il fenomeno dei barconi si ridurrebbe».