Una memoria difficile per Meir Polacco, professore di 68 anni in pensione che non voleva ammettere di essere ebreo. "Sia come giovane, sia come insegnante ho sempre temuto a torto o a ragione di qualche sentimento antisemita – ammette -. Ho sempre cercato di nascondere le mie origini". Ad aiutarlo a svelarsi è stata la moglie 65enne Paola Fargion e una scatola di cartone consegnatagli dalla mamma prima di morire: dentro c’era la sua storia anzi la sua memoria e quella della sua famiglia. Da quella scatola tramandata come un’eredità in cui erano racchiusi documenti, lettere e cimeli, marito e moglie insieme hanno infatti ricostruito la storia di Adolfo Yehoshua ben Yehudà Ancona, rabbino capo di Alessandria, Asti e Acqui e del il nipote genovese Giorgio Polacco, che è il padre di Meir, e di parte della famiglia Ancona, tutti attivamente ricercati dai nazisti dopo l’8 settembre ’43, ma protetti dai componenti di intere comunità e da singoli individui che ascoltarono la voce della propria coscienza. Ne è nato un libro, intitolato "Il vescovo degli Ebrei", ma soprattutto il riconoscimento di “Giusti“. D.D.S.
CronacaIl professor Meir che non voleva dire di essere ebreo