Fecero irruzione a Green Hill, manifestanti in lacrime al processo: "Volevamo solo salvare i beagle"

Fecero irruzione a Green Hill, manifestanti in lacrime al processo di Beatrice Raspa

Uno dei cuccioli liberati dall’allevamento (Fotolive)

Uno dei cuccioli liberati dall’allevamento (Fotolive)

Brescia, 17 giugno 2015 - «Volevamo solo salvare i cani». Lo hanno ribadito tutti ricordando quel 28 aprile 2012, una data storica per gli animalisti, in migliaia da ogni parte d’Italia a Montichiari per invocare la chiusura di Green Hill. La manifestazione sfociò in un’irruzione e alcuni cani furono prelevati.Tredici manifestanti ora sono a processo per, a vario titolo, danneggiamento, rapina, furto, resistenza a pubblico ufficiale. Ieri in tribunale - l’allevamento è parte civile - si sono presentati in dodici, da Lazio, Toscana, Veneto, Emilia Romagna. Per quei fatti rimasero due notti in carcere. In un’aula affollata, striscioni per la liberazione animale srotolati all’esterno del palagiustizia, gli imputati hanno reso la propria versione, chi sottoponendosi all’esame, chi leggendo dichiarazioni spontanee, spesso singhiozzando per la commozione, con il giudice Angelica Nolli che ha sottolineato di essere «abituata alle lacrime ma in altri contesti».

«Avevo sentito di Green Hill da Striscia la notizia, non potevo sopportare tali violenze - ha spiegato Benedetta - . Quel giorno il corteo si era diviso. Io sono andata verso i cancelli, sulla recinzione era stata messa una transenna. Abbiamo scavalcato usandola come scala. In un capannone la porta era aperta. Dentro, feci e urine dappertutto, un odore nauseante. Ho preso un cane che nemmeno si muoveva, pareva un vegetale, con delle cicatrici in testa e sull’addome. Sono scappata da un buco nella recinzione, ma mi hanno fermata e ho dovuto lasciarlo».

Teresa invece non entrò: «Ho trovato una fattrice a terra - ricorda la signora, dirigente alle Poste -. Era pesante e inerme, l’ho presa in braccio. I vigili mi hanno circondata, ho implorato me la lasciassero. Mi hanno spinto in auto e poi ho dovuto lasciare il cane al comando. Non ho opposto resistenza». Alessandra prese un beagle da sopra la rete e poi tentò la fuga facendo l’autostop e nascondendosi dietro i cespugli. Ma alla fine l’arrestarono, seppure «con garbo». E Fabio: «Sono entrato da un foro nella recinzione - dice -. Ho visto gente che scavalcava, entrava e usciva con i cani e le forze dell’ordine lasciavano fare, così l’ho fatto anch’io. Mi sono messo due cuccioli nella maglietta e poi ho aiutato a passare i beagle sopra la rete e a portarli fuori. Ma non ho danneggiato nulla e nessuno mi ha toccato durante l’arresto». Processo aggiornato al 21 settembre.