Ghedi, massacrato dai rapinatori in villa: l’incubo ritorna

Ladri hanno tentato il furto vicino alla casa di Francesco Scalvini, aggredito il 23 gennaio 2017

L’abitazione della famiglia Scalvini dove avvenne l’aggressione del figlio Francesco

L’abitazione della famiglia Scalvini dove avvenne l’aggressione del figlio Francesco

Brescia, 21 dicembre 2018 - Il 23 gennaio del 2017 un gruppo di rapinatori era entrato in un’abitazione di via Petrarca a Ghedi per mettere a segno un colpo, ma aveva incontrato la reazione dei proprietari di casa. Per quadagnare la fuga, la banda non aveva esitato a colpire con un cacciavite Francesco Scalvini, elettricista di 38 anni, figlio del proprietario di casa che da quel momento sta affrontando un lungo percorso di riabilitazione.

Poco più di un mese fa un altro gruppo di malviventi (i responsabili dell’episodio di quasi due anni fa non sono mai stati individuati) sono entrati in azione nella stessa via e hanno cercato di assaltare nuovamente la casa degli Scalvini. I ladri, dopo aver scavalcato la recinzione che circonda l’abitazione, avrebbero cercato di forzare la porta d’ingresso, ma sarebbero stati disturbati da rumori e avrebbero così desistito. La banda ha però puntato una casa vicina e lì sarebbe riuscita a mettere a segno il furto. «Siamo stati avvertiti del tentato furto in casa Scalvini mentre venivano effettuati i rilievi sull’abitazione in cui i ladri sono riusciti a entrare – spiegano gli inquirenti –. Un tentato furto che negli istanti successivi ha ovviamente fatto rivivere alla famiglia l’incubo trascorso la sera del 23 gennaio del 2017».

Quella sera Francesco Scalvini e suo padre Giancarlo provarono a fermare i rapinatori. Giancarlo venne preso a calci e pugni, peggio è andata a Francesco. Il 38enne era stato aggredito dai rapinatori che gli avevano conficcato un cacciavite in testa. Trasportato d’urgenza in ospedale, l’elettricista per mesi era rimasto in terapia intensiva prima di essere trasferito in una struttura riabilitativa. «Riesce a fare qualche piccolo movimento – racconta chi lo conosce –. La strada per il recupero è lunghissima».