Brescia, volevano assaltare la Mondialpol ed erano pronti a uccidere: restano in carcere

La scorsa settimana stavano per mettere a segno un colpo da 83 milioni nel cavau di Calcinato

Le armi sequestrate alla banda che venerdì scorso voleva assaltare il caveau di Mondialpol

Le armi sequestrate alla banda che venerdì scorso voleva assaltare il caveau di Mondialpol

Brescia - Avevano programmato di svaligiare con un assalto da film americano il caveau della Mondialpol Vedetta 2 di Calcinato e poi di tornarsene al sud con 83 milioni in contanti. Il gip, Matteo Grimaldi, ha convalidato i fermi dei rapinatori bloccati lo scorso venerdì sera tra Cazzago san Martino, Ospitaletto e Gardone Vt poco prima di entrare in azione.

Rimarranno tutti e trenta in carcere, fatta eccezione per uno – Luca Mostarda, proprietario della pizzeria Claudio di Ospitaletto e dei capannoni di Cazzago e Passirano trasformati in covi dalla banda – per mancanza di indizi di colpevolezza. Per gli altri, a cominciare dal presunto capo, il cerignolese Tommaso Morra, ma anche le guardie giurate basiste, Massimo Cannatella e Vito Mustica, sussistono le esigenze cautelari per "il concreto e più che attuale pericolo che costoro commettano delitti della stessa specie, con uso di armi e violenza alle persone" si legge nelle 412 pagine di ordinanza. Ciò alla luce dei fatti connotati da estrema gravità come l’aver organizzato nei minimi particolari una rapina programmata con uso di tecniche paramilitari, con ingaggio di numerosissimi soggetti gravitanti nel mondo della criminalità organizzata. Non solo, nell’ordinanza si legge che la banda aveva pianificato "un’eventuale risposta armata e potenzialmente mortale per i terzi che avessero tentato di impedire la conclusione del piano", con "l’utilizzo di anni da guerra e clandestine".

Il gip ha anche sposato le aggravanti del metodo mafioso e del fiancheggiamento dell’ndrangheta e delle associazioni mafiose, in particolare delle cosche Pelle di San Luca (Rc) e Piarulli-Ferraro Tommaso di Cerignola (Foggia) ."Tutti gli indagati hanno dimostrato di vivere nell’illegalità quale spazio parallelo nel quale muoversi ordinariamente. In assoluto spregio delle più elementari regole di convivenza civile, e di essere disponibili a partecipare a programmi delittuosi di enorme gravità.

Dimostrando una pericolosità sociale fuori dalla norma – scrive il giudice- La ramificata rete di relazioni criminali sono elementi che inducono a ritenere a carico degli indagati un consistente, concreto e attuale pericolo di recidiva . A ciò si aggiunga la precisa intenzionalità di ampliare gli obbiettivi, la programmazione di ulteriori assalti a due blindati".