Striscione a Pontida: leghista sionista. Assolto l’imputato del Mab querelato da Salvini

Per il giudice "il fatto non sussiste"

Lo striscione incriminato

Lo striscione incriminato

Bergamo, 19 luglio 2019 - Affermare che la Lega è sionista non costituisce diffamazione. Lo ha stabilito il giudice monocratico del tribunale di Bergamo, Giovanni Petillo, che ieri ha assolto, perché il fatto non sussiste, Luigi Cosentino, 38 anni, operaio calabrese di Spirano e segretario bergamasco dell’associazione di estrema destra Mab (Manipolo d’avanguardia Bergamo), che nella notte tra l’11 e il 12 marzo del 2015 aveva esposto sul pratone verde di Pontida (quello dei raduni leghisti) lo striscione con la scritta “Pontida come Tel Aviv - Lega Sionista”, che aveva poi immortalato in un post pubblicato sulla pagina Facebook di Mab: il riferimento polemico era una mozione presentata alla Camera dai parlamentari leghisti nel gennaio 2015 che definiva Israele unico presidio democratico nella regione insieme alla Tunisia (primo firmatario l’allora capogruppo Gianluca Pini).

Il segretario della Lega, oggi ministro dell’Interno, Matteo Salvini, aveva ritenuto quelle parole uno sfregio alla reputazione del Carroccio tale da offenderne l’onore e il patrimonio morale e da meritare una querela per diffamazione aggravata a mezzo stampa (Facebook): attraverso il legale, Salvini aveva chiesto 30mila euro di risarcimento, da devolvere a un ente benefico della Bergamasca, le scuse scritte di Cosentino e la rettifica di quanto pubblicato; l’imputato aveva rifiutato.

A scrivere la parola fine sulla vicenda, ci ha pensato il giudice Giovanni Petillo, che ha stabilito che la frase incriminata non costituisce un reato. Ma se anche fosse stata sussistente tale ipotesi, sarebbe rientrata nel diritto di critica politica, previsto dall’articolo 51 del codice penale e tutelato dall’articolo 21 della Costituzione (Cosentino, quindi, sarebbe stato assolto egualmente). Il magistrato, però, è andato oltre, ritenendo che la frase non sia diffamatoria. Come aveva chiesto il difensore di Cosentino, l’avvocato Marta Vavassori. La pubblica accusa, invece, aveva chiesto l’assoluzione, ma invocando la scriminante della critica politica.

«Sono stato io a esporre lo striscione a Pontida – ha detto in aula Cosentino – per protesta verso la politica estera della Lega». Il Mab è un habituè dei flash mob. Nel sito dell’associazione, che si definisce “oltre il settarismo politico” ma inneggia alla “redenzione della Patria” contro la “plutocrazia imperante da decenni”, c’è una eloquente sezione “attacchinaggi e striscioni”. Cosentino aveva ricevuto il decreto penale di condanna nel 2016, ma aveva deciso di opporsi chiedendo il giudizio immediato.