Seriate, omicidio Gianna Del Gaudio: quei litigi tra marito e moglie

Una testimone: "Lui le diceva “attenta a quello che fai“. In aula l'audio delle telefonata di Tizzani al 118

Gianna Del Gaudio

Gianna Del Gaudio

Bergamo, 30 gennaio 2020 - Silenzio in aula. Al processo sull’omicidio della professoressa Gianna del Gaudio, 64 anni, viene trasmesso l’audio della telefonata che il marito della vittima e unico imputato, Antonio Tizzani, 71 anni, aveva fatto al 118 subito dopo il delitto. «Correte, correte, hanno fatto del male a mia moglie. C’è sangue». La voce di Tizzani è agitata. L’operatore lo invita a calmarsi e a vedere se la donna è viva. Si sente chiamare: «Gianna, amore. No, non risponde. Un delinquente ha toccato la sua borsa, che ora è in terra».

È da poco passata la mezzanotte di sabato 27 agosto 2016 e sul pavimento della cucina della villetta di piazza Madonna delle Nevi, a Seriate, c’è il corpo della donna in una larga chiazza di sangue, uccisa con una coltellata alla gola. Il personale sanitario sul posto non può fare altro che constatare il decesso. Nell’aula della Corte d’Assise, ieri sono state fatte vedere le immagini della scena del crimine. L’ex professoressa è a pancia in giù. Una grossa chiazza di sangue sotto di lei, abito ricoperto di tracce ematiche, ciabatte indosso. Sul lavello della cucina, un sacchetto con una mozzarella. Anche lì c’è del sangue.

Tra i testi di ieri, il maresciallo maggiore Giovanni Sciusco, del reparto Scientifico del nucleo investigativo del comando provinciale dei carabinieri. A lui il pm Laura Cocucci ha chiesto di ricostruire la scena del delitto. C’è tanto sangue che emana un forte odore penetrante. Tracce in cucina, nel lavandino del bagno, sbiadita da caduta. Una sul rubinetto. Tracce anche sugli interrettori della luce. Nel corridoio la borsa della vittima aperta. C’è il portafoglio con i suoi documenti e 15 euro. In casa parecchia roba accumulata. Sul cellulare della vittima quell’ultimo messaggio whatsapp con un’amica. Parlavano delle ferie. Il messaggio finale inviato era delle 00.01 di quella notte. L’immagine di Padre Pio sul tavolo, quasi fuori luogo nel contesto. Incalza la difesa, avvocato Gianna Agnelli. «Sono stati fatti controlli nelle tubature». Dagli accertamenti è emerso che nessuno si era lavato in bagno.

È toccato poi a una vicina di casa dei Tizzani parlare dei loro frequenti litigi. La donna, che abitava nella casa a fianco a quella della coppia, di fronte alla Corte presieduta dal giudice Giovanni Petillo ha ricostruito quegli accesi diverbi «diventati sempre più frequenti dopo la pensione di Gianna, una mia cara amica, un anno prima della sua morte. Litigavano spesso, anche tre o quattro volte a settimana. Liti violente pure quando i figli erano piccoli. I toni erano alti. Quando sono cresciuti la situazione è migliorata per poi riacutizzarsi quando sia Gianna che Tonino sono andati in pensione. Una volta l’ho sentita che gridava frasi del tipo: “Non ti azzardare proprio“. E Tonino che rispondeva: “Attenta a quello che fai“. Una volta le avevo notato dei lividi e un occhio tumefatto e le consigliai di rivolgersi a un medico e raccontare, ma lei non ne voleva sapere. Anzi mi aveva detto se ero matta». Chiara l’intenzione del pm, cercare di ricostruire l’ambiente familiare e il rapporto di coppia.

Tra i testi, anche la persona che aveva trovato nella siepe di via Presanella, a Seriate, il sacchetto di plastica che conteneva il cutter, considerata arma del delitto, ritrovamento avvenuto il 6 ottobre del 2016. «Era un anno che non sistemavo la siepe. Mentre tagliavo ho notato il sacchetto. Avevo i guanti. Volevo gettarlo via poi mi sono detto: “Vediamo cosa c’è dentro“». Così ha scoperto il cutter e i guanti in lattice bianchi. I carabinieri hanno stimato che da casa Tizzani a via Presanella ci volessero 14 minuti e 27 secondi. Prossima udienza l’11 febbraio.