di Michael Cuomo
Resta la prova tattica, esemplare, colpo su colpo, di due squadre allenate ai dettagli da allenatori sorprendenti. Resta il risultato, 1-0 per il Torino, che così sogna l’Europa, ma anche la tristezza del Monza, che esce a testa bassa ma che quella testa dovrebbe comunque alzarla con orgoglio per classifica e indicazioni, nonostante la sconfitta.
Questa arriva su rigore - segna Sanabria - in 5 minuti di shock dove l’agonismo di una partita tesa per la posta in palio stimolante ha dovuto lasciare spazio al nervosismo che toccherà il picco a ridosso del gong. Protagonista è Matteo Pessina, uscito - almeno visibilmente - dai margini di calma che fanno di lui il professionista esemplare che è. Il mix di incredulità e rabbia, comunque contenuta, che gli si legge un volto ha due perché.
Il primo al minuto 66: sul cross tagliato di Bellanova, la mano sinistra del capitano si appoggia sulla spalla sinistra di Ricci che tentava di raggiungere un pallone che Izzo, di testa, aveva già allontanato dall’area di rigore. Per Aureliano è penalty e giallo, senza possibilità di intervento per il Var perché dove conta l’intensità, Lissone è fuori gioco. Cinque minuti più tardi quel giallo diventerà rosso con gli stessi protagonisti: la doppia ammonizione arriva per un’entrata in ritardo, lontano dalla zona calda. Il picco di delusione monzese capita a ridosso del triplice fischio: Dany Mota anticipa Lovato che calcia anche la gamba del portoghese. Qui l’intervento dell’arbitro al monitor è possibile, ma manca. A chiusura di un pomeriggio che aveva tutta l’aria sana di festa e dello sport. Sulla sciarpata della Maratona entra Akpa Akpro, la vera scelta a sorpresa di Palladino: fuori Dany Mota. Juric ha Buongiorno che stringe i denti e così il duello della partita è di facile lettura: è un testa a testa continuo tra il leader del Toro e l’attaccante del Monza, Djuric. Quindi è tutta tattica: spazi coperti, poca fantasia, un tiro in porta e qualche deviazione che fa venire i brividi a Milinkovic-Savic. Attento il portierone di casa sulla testa di Andrea Carboni in avvio di ripresa, poi immobile e graziato dalla mira imprecisa su un altro colpo di testa, questa volta di Djuric. Dall’altra parte Di Gregorio si esalta in un paio di occasioni che scuotono il pomeriggio, prima del duello dagli undici metri che Sanabria - subentrato - disinnesca calciando centralmente.
Tanto basta al Torino per sorpassare il Monza e sognare in grande. Quanto basta ai brianzoli per tornare a casa per una Pasqua da passare con un carico di rammarico grande così.