Ritorno alla terra per salvarsi dall’"economia faustiana"

Wendell Berry è uno scrittore americano molto noto nel suo Paese e seguito da un significativo interesse, non soltanto letterario, soprattutto da coloro che colgono nei suoi romanzi e nei suoi saggi una diversa visione rispetto a quella corrente nel considerare la crisi contemporanea di GENNARO MALGIERI

Il libro de Il Giorno

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Milano, 4 marzo 2016 - Wendell Berry è uno scrittore americano molto noto nel suo Paese e seguito da un significativo interesse, non soltanto letterario, soprattutto da coloro che colgono nei suoi romanzi e nei suoi saggi una diversa visione rispetto a quella corrente nel considerare la crisi contemporanea. Vive appartato nel Kentucky da dove “vigila” sulle devastazioni della modernità cui contrappone un necessario “ritorno alla terra” e allo spirito comunitario per scongiurare la catastrofe del Pianeta annunciata dal totalitarismo dell’economia finanziaria che ha fatto strame dell’ambiente e del corretto uso delle risorse naturali. La sua opera narrativa, buona parte della quale è stata pubblicata in Italia da Lindau, è l’esemplificazione del “comunitarismo” a cui l’intellettuale statunitense fa riferimento, come nell’ultima raccolta di saggi che abbiamo sottomano.

Con modulazioni assai suggestive, Berry esprime una critica profonda, ancorché sostanziata da fatti inoppugnabili e lontana da ideologismi di maniera, all’ “economia faustiana” che ha corrotto le anime e reso ciechi i politici, in nome del raggiungimento di profitti che stanno avvelenando, oltre all’America, tutto l’Occidente. Nel pronunciare una condanna senza appello dell’“american way of life”, Berry, come esplicita in questo prezioso vademecum di sopravvivenza possibile, “La strada dell’ignoranza”, non si limita a formulare una riflessione acuta e fuori dagli schemi su economia, immaginazione e conoscenza, ma incita a recuperare il cammino della conservazione dei valori primari e naturali al fine di rifondare un mondo che sta sprofondando. Cominciando dalla salvaguardia della terra, dell’agricoltura, di un cibo sano e compatibile con culture e tradizioni ancestrali.

«Dobbiamo renderci conto - scrive - che i tentativi sregolati del comunismo e del capitalismo industriali sono ugualmente falliti. Le pretese di produttività, redditività ed efficienza, di crescita, benessere economico, potere, meccanizzazione e automazione senza limiti, per un certo tempo possono arricchire e conferire autorità ai pochi, ma prima o poi ci distruggeranno tutti». Insomma, per Berry, i livelli di “vivibilità” di una comunità non si possono misurare con i valori del Pil o con i bilanci delle aziende. C’è dell’altro che fa parte del nostro codice genetico innestato su una corretta utilizzazione della natura, rispettandola e conservandola, per garantirci piaceri, desideri, longevità, libertà, autosufficienza. Una comunità in buona salute, dice Berry, non è soltanto “una comunità esclusivamente umana”, ma un insieme di esseri “in un determinato luogo, più il luogo stesso: suolo, acqua, aria, e tutte le famiglie e le tribù di creature non umane che ne fanno parte”. E aggiunge che quando parliamo di comunità dobbiamo riferirci ad in legame complesso non soltanto tra esseri umani ma tra questi e l’ambiente che li circonda. Una prospettiva di conservazione ecologica, se si vuole. Tanto antimoderna da essere addirittura proiettata nell’avvenire...

WENDELL BERRY La strada dell’ignoranza, Lindau

di GENNARO MALGIERI