A Corsico la Croma della scorta di Falcone per ricordare la strage degli eroi-ombra

In mostra quel che resta dell'auto con gli agenti fatta esplodere a Capaci di FRANCESCA SANTOLINI

Il sacrificio di uomini "comuni" nel 1992

Il sacrificio di uomini "comuni" nel 1992

Corsico (Milano), 3 aprile 2016 - Ricordare, non solo con parole. L’amministrazione comunale di Corsico non ha dubbi su come mantenere alta l’attenzione verso chi ha sacrificato la propria vita per salvare quella degli altri, per chi si è messo in prima linea per garantire a tutti i valori di uguaglianza, libertà e legalità. Per questo sabato proprio a Corsico verrà raccontata la «Storia di eroi», la storia di chi, nel 1992, ha sacrificato la propria vita nell’attentato da tutti conosciuto come strage di Capaci. Una storia fatta di persone ma anche di ricordi. Infatti verrà esposto – prima all’Istituto omnicomprensivo e poi in via Cavour – quel che resta della Croma marrone, la macchina di testa della scorta di Giovanni Falcone, la prima colpita dalla deflagrazione di 600 chili di tritolo.

«Abbiamo scelto di esporre la Croma della scorta e non l’auto su cui viaggiava il magistrato – spiega il sindaco Filippo Errante – per ricordare il coraggio e il sacrificio di chi, nell’ombra, rischia quotidianamente la propria vita. Storie di uomini apparentemente comuni che, anche all’insaputa delle loro famiglie, svolgono un lavoro pericoloso che spesso si trasforma in sacrificio. Con questa iniziativa vogliamo sensibilizzare i giovani, tenendo alta la memoria e i nomi di eroi che troppo spesso diventano solo numeri o sono ricordati solo come la scorta».

L’iniziativa è promossa con l’università Unised e l’associazione «Quarto Savona Quindici», il nome con cui era identificata la scorta di Falcone. E proprio Tina Montinaro – vedova di Antonio, il caposcorta – porta avanti la propria battaglia per far sì che non vengano dimenticati i sacrifici di tutti quegli uomini come anche Vito Schifani e Rocco Dicillo che, per svolgere il loro lavoro, hanno perso la vita e tolto ai figli la possibilità di conoscere i genitori.

di FRANCESCA SANTOLINI