Mense a Corsico, no del Tar al ricorso

Partita finita, o quasi. Un altro gol sul caso mensa l’ha segnato il sindaco di centrodestra Filippo Errante, a cui il Tar ha dato un’altra volta ragione sul divieto di accesso alla mensa per i figli dei genitori morosi sule rette

Una delle proteste davanti al municipio

Una delle proteste davanti al municipio

Corsico (Milano), 1 marzo 2018 - Partita finita, o quasi. Un altro gol sul caso mensa l’ha segnato il sindaco di centrodestra Filippo Errante, a cui il Tar ha dato un’altra volta ragione sul provvedimento che ha scatenato proteste. Si parla del diktat: o si paga, o non si mangia. Tradotto: i figli dei genitori morosi con la retta della refezione scolastica, non possono pranzare come gli altri. A circa un centinaio di bambini oggi (si era partiti, due anni fa, da quasi 500) tocca portarsi la schiscetta da casa. La situazione non è piaciuta, da subito, al Coordinamento Genitori Democratici che aveva trascinato in tribunale il sindaco per sospendere il provvedimento. Niente da fare, il Tar aveva dato ragione all’Amministrazione, sottolineando che tra i ricorrenti non ce n’era nessuno moroso, quindi la richiesta non appariva «legittima».

Si sono poi rivolti poi al Consiglio di Stato, che ha chiesto di entrare nel merito della sentenza. Arrivata: «inammissibile», ha sentenziato ancora il Tribunale Amministrativo Regionale. Le motivazioni sono molto tecniche, ma si possono riassumere in due: la prima, ricalca un po’ le stesse considerazioni della prima sentenza che risale a dicembre 2016, ovvero che i ricorrenti «non versano in situazione di morosità e quindi non sono legittimati nella richiesta». La seconda, riguarda il «diritto all’istruzione, in cui non rientra la refezione scolastica che è strumentale all’attività scolastica», scrive il Tar. «Noi abbiamo sempre puntato sul fatto che il momento del pranzo è tempo educativo – spiega l’avvocato del Coordinamento Livio Neri –, sia per chi ha genitori morosi sia per chi può permettersi il pranzo. Bambini che condividono lo stesso pasto e altri che mangiano diversamente – aggiungono i genitori –: la mensa diventa un momento triste».

La refezione per il Tar, quindi, non è un diritto. «L’ente non ha alcun obbligo di istituire e organizzare il servizio mensa e se decide di farlo può stabilire la misura percentuale finanziabile con risorse comunali e quella da coprire con contributi degli utenti», ha aggiunto il Tar che, rispetto alla prima sentenza, ha eliminato l’obbligo per il Coordinamento al pagamento delle spese legali. Soddisfatto, il sindaco: «Contro la mia decisione alcuni si sono rivolti ai giudici: per due volte la giustizia ha detto che hanno torto, perché la mia azione è stata di buonsenso: se non vuoi pagare perché non puoi, nostro dovere aiutarti, ma se fai il furbo non è giusto paghi la comunità». Triplice fischio finale che chiude il match? Non ancora: «Incontrerò i genitori per capire insieme se procedere con l’appello in Consiglio di Stato», risponde Neri. Palla al centro.