Lea Garofalo? A Corsico la memoria è tabù

Niente strada dedicata alla testimone di giustizia uccisa dalla 'ndrangheta, non si placa la polemica per il "no" del sindaco

La bandiera con il volto di Lea Garofalo

La bandiera con il volto di Lea Garofalo

Corsico (Milano), 25 novembre 2016 - Riecheggia ancora quel "no" del sindaco Filippo Errante, "assolutamente contrario" alla proposta di intitolare una piazza, una via o un parco, alla testimone di giustizia Lea Garofalo, uccisa dalla ‘ndrangheta il 24 novembre del 2009. Un emendamento - quello firmato da Stefano Iregna del Movimento 5 Stelle nella seduta di consiglio in cui si è votata la creazione della commissione di inchiesta per la festa dello stocco promossa, tra gli altri, dal parente di un boss della 'ndrangheta - per lanciare "segnale forte, importante, alla lotta contro la criminalità organizzata, mettendo in luce il valore di una donna che ha pagato con la vita il suo impegno contro la mafia".

Non solo il sindaco, ma tutta la maggioranza di centrodestra si è espressa al suo fianco, alzando il braccio quando è stato il momento di votare contro. La motivazione: l’intitolazione deve andare agli agenti della scorta di Falcone, "troppo spesso dimenticati", ha precisato il sindaco. Lo scontro tra chi se lo merita di più è diventato surreale, con alcuni consiglieri di maggioranza "in difficoltà a decidere tra i due".

"Non si chiede di fare in alternativa, ci lascia sconcertati la decisione della maggioranza", ha detti Luigi Salerno (Pd). Niente da fare: forze di minoranza tutte d’accordo, quelle di maggioranza tutte contrarie. "C’è da chiedersi cosa ha l’amministrazione contro Lea Garofalo, una donna simbolo del coraggio, della lotta, della ribellione anche contro la propria famiglia per dire no alla mafia", ha dichiarato l’ex sindaco Pd Maria Ferrucci, sottolineando anche che "Lea Garofalo è l’esempio dei giusti, non capisco questa presa di posizione assurda, cos’hanno contro questa donna?". Se lo chiede richiamando alla mente un episodio avvenuto proprio all’interno del consiglio comunale, 3 anni fa, quando c’era la Ferrucci alla poltrona di sindaco e, ai banchi dell’opposizione, l’attuale assessore leghista Di Capua, il cui nome è apparso, insieme a quello del sindaco e del genero del boss, sul manifesto del festival dello stocco, la pietra dello scandalo.

Casus belli, allora, una bandiera gialla con il volto della giovane donna, esposta all’interno dell’aula per ricordare il coraggio della Garofalo. Una pagliacciata, l’aveva definita Di Capua, scagliandosi contro la giunta perché "non si può venire qua a esporre quello che si vuole, l’avete messa persino nelle scuole elementari, cosa volete che ne capiscano". Non contento, il consigliere aveva attaccato, proprio accanto alla bandiera con il volto di Lea Garofalo, una della sigla sindacale Uil, perché "se ci può stare quella, allora può starci anche la mia". Una provocazione che non era piaciuta. "Nulla succede a caso", sibila oggi la Ferrucci.