MASSIMILIANO SAGGESE
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Viaggio nel centro islamico di Rozzano: non siamo una moschea

In via Piemonte il capannone della discordia

Il benvenuto dell'associazione culturale

Il benvenuto dell'associazione culturale

Rozzano (Milano) - «Benvenuti tra noi». Accanto a lui un enorme piatto colmo di datteri e bicchieri di latte di mandorla. Ci accoglie così Abdellah Mastour, presidente dell’associazione islamica «Attawassul» che, come insegna la loro tradizione, offre agli ospiti il frutto più antico dell’umanità. «Stiamo lavorando per rendere questo luogo più accogliente – spiega il presidente – un luogo in cui far crescere i nostri figli e insegnare loro le nostre tradizioni». I membri dell’associazione sono cittadini italiani, vivono a Rozzano e nell’hinterland milanese da oltre un quarto di secolo, lavorano e sono di fatto integrati nella comunità locale.

«La nostra non è una moschea, non è un luogo di culto sacro dove il muezzin richiama i fedeli alla preghiera – commenta Mastour – Abbiamo aperto questa associazione con scopi precisi e desideriamo il dialogo con i cittadini e le istituzioni. Le nostre porte sono aperte a tutti. Questo è il luogo in cui possiamo divulgare la nostra cultura, organizzare corsi di lingua e di cucina araba, dove riunirci con le nostre famiglie. Abbiamo pensato a spazi di ricreazione e gioco per i nostri bambini, perché devono avere un luogo per stare insieme e non stare in mezzo a una strada».

In città si è creato un clima allarmistico, con molte persone che indicano nel capannone di via Piemonte la seconda moschea sul territorio. Molte le proteste dei residenti, oltre a quella della Lega Nord che ha indicato il luogo come moschea abusiva. «L’articolo 3 della Costituzione italiana sancisce la pari dignità sociale, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione – dice Kebir, cittadino italiano da molti anni e validissimo esempio di integrazione cittadina – La mancanza di conoscenza di qualsiasi cultura porta certe volte ad atteggiamenti ostili nei confronti delle persone. Io prego ogni giorno, sia nel luogo dove lavoro oppure a casa. Questa non è una moschea ma un luogo in cui vogliamo creare anche uno spazio dedicato al teatro e al cinema. In un luogo sacro, che sia di religione cristiana o musulmana, non è possibile fare questo».  

Un'associazione a tutti gli effetti che – fra l’altro – aveva presentato la propria richiesta in Comune a novembre dello corso anno: quindi le istituzioni sono informate della sua presenza. All’interno del capannone sono in corso solo lavori di abbellimento. Un’associazione aperta, tanto che «Attawassul» vuol dire comunicazione, con un direttivo composto da tredici membri, con cinque rappresentanti femminili nel ruolo di consiglieri.