Traffico di rifiuti, decine di indagati, fra imprenditori e pubblici dipendenti

C'è anche personale di di Ster e Provincia fra le persone coinvolte nell'inchiesta. coinvolti avrebbero falsamente attestato la correttezza dello smaltimento dei rifiuti che invece avveniva in una ditta senza requisiti di Michele Pusterla

Una ditta di scavi a Lovero

Una ditta di scavi a Lovero

Lovero, 26 agosto 2014 - Un'indagine che è scattata parecchi mesi fa e rimasta a lungo «blindata», ma ora dalla Procura sono state avanzate al gip del tribunale di Sondrio le richieste di proroga di 6 mesi e così gli indagati (e contestualmente anche «Il Giorno», per fortuna) stanno venendo a conoscenza dell’inchiesta del sostituto procuratore Stefano Latorre a loro carico grazie al recapito delle notifiche alle loro residenze, in prevalenza in Valtellina, ma anche in altre province lombarde. «Il mio cliente - spiega un affermato penalista - non sapeva di essere al centro di un’indagine del Corpo Forestale dello Stato di Bormio che coinvolge numerose persone per diverse ipotesi di reato che vanno dall’associazione a delinquere alla corruzione, dalla truffa alla frode in pubbliche forniture, dal falso al furto, dall’abuso d’ufficio al traffico illecito di rifiuti e forse dimentico qualche altra imputazione, come la turbativa d’asta».

Gli accertamenti - da quanto si è potuto apprendere nel pomeriggio di ieri - sono iniziati dopo una petizione con in calce le firme di una ventina di residenti nella frazione di Vernuga di Grosio che si son trovati all’improvviso con una cava sopra la testa. Le indagini degli uomini del vice questore Andrea Turco, comandante provinciale del CfS, e del sovrintendente capo Fabio Cantoni, alla guida della caserma della Forestale di Bormio e investigatore di spicco del Nipaf (Nucleo investigativo di polizia ambientale della forestale), sono andate avanti per mesi coperte dal più stretto riserbo.

Nel mirino, in particolare, sarebbe finito un presunto «cartello» di imprese che, a prezzi vantaggiosi, si aggiudicava in Valtellina e Valchiavenna gli appalti per asfalti e forniture di cemento, cemento però depotenziato anche per costruire edifici pubblici, fra cui la ristrutturazione di un paio di scuole a Sondrio. Nell’indagine - che dunque potrebbe essere battezzata «Beton Connection» - sarebbero rimasti impigliati, oltre a noti imprenditori edili, pubblici ufficiali, appartenenti a enti pubblici come Ster della regione Lombardia, dell’ufficio Cave e Rifiuti-Ambiente dell’amministrazione provinciale, titolari di laboratori privati che avrebbero falsamente attestato la correttezza dello smaltimento dei rifiuti che, invece, avveniva in una ditta di Lovero, dove sarebbero confluiti inerti di edilizia, di smantellamento di aziende dismesse, di quantitativi di amianto.

Gli investigatori avrebbero filmato decine e decine di trasporti illegali di rifiuti che avrebbero dovuto raggiungere altri poli di smaltimento e non quello non autorizzato della ditta nel Tiranese. E, in alcuni casi, i rifiuti illegali sarebbero stati mischiati con altre scorie per preparare i «cementi tarocchi » o gli asfalti non a norma. Insomma, a fronte di una notevole mole di elementi raccolti sorprende che la Procura non abbia chiesto l’emissione di misure cautelari, a carico almeno di una quindicina di inquisiti, quelli con le ipotesi di reato più pesanti, come l’associazione a delinquere.