Tovo, la malattia o l’incubo separazione: gli spettri di un padre diventato killer

L’ha sistemato su una sdraio e quindi l’ha coperto, quasi per proteggerlo dal freddo e poi si è tolto la vita impiccandosi al piano di sopra FOTOGALLERY di MICHELE PUSTERLA

Tragedia a Tovo, il piccolo Pietro ucciso dal padre

Tragedia a Tovo, il piccolo Pietro ucciso dal padre

Tovo Sant'Agata (Sondrio), 31 maggio 2016 - Nella tragedia che domenica ha sconvolto la Valtellina c’è al momento una sola certezza: Protasio Sala, 43 anni, gestore fino a un paio d’anni fa di un bar a Grosio e ora dipendente nella locale casa di riposo «Visconti Venosta», prima ha strangolato il figlioletto Pietro di 6 anni - l’ha sistemato su una sdraio e quindi l’ha coperto, quasi per proteggerlo dal freddo - e poi si è tolto la vita impiccandosi al piano di sopra nella bella villetta in fase di ultimazione di Tovo Sant’Agata. 

La villetta. «Qui verrà a vivere nostro figlio, quando sarà grande...», ripeteva contenta alle amiche la mamma Piera Pini, 45 anni, infermiera all’ospedale di Sondalo. Accanto al cadavere dell’uomo un biglietto, indirizzato alla consorte: «Perdonami, l’ho fatto per nostro figlio». Poche righe. Non si farebbe esplicito riferimento, invece, alle non ottimali condizioni di salute del piccolo, che preoccupavano il genitore. Per carità, nulla di invalidante, forse qualche disturbo nel parlare. Gli investigatori procedono per ipotesi. La prima: l’uomo ha voluto sottrarre il figlioletto, ritenendolo malato, agli oltraggi del mondo? La seconda: all’origine di un gesto così grave c’era forse il timore di una separazione dietro l’angolo? Quale disperazione tanto profonda può avere spinto un papà a uccidere il proprio figlioletto? 

Tovo, la scientifica sul luogo della tragedia (Orlandi)

A queste domande non potrà dare una risposta l’autopsia affidata all’anatomopatologo di Lecco, Paolo Tricomi, in programma all’ospedale «Morelli», lo stesso nel quale lavora la madre del piccolo. La famiglia viveva ancora a Grosio in attesa, forse, di trasferirsi presto nella nuova villetta di via Stelvio. Si dovrà scavare nella mente umana, ma il principale protagonista di questa triste storia che arriva dalle montagne ora non c’è più. E, secondo alcune voci raccolte ieri in paese, Sala poco gradiva di stare nello stesso stabile in cui c’è la suocera, pochi chilometri più su verso Bormio, ossia a Grosio. Fino all’ultimo aveva seguito le sorti della locale squadra calcistica finalmente promossa in Prima Categoria dopo i playoff.

«Non sopportava più questa soluzione», si raccontava ieri. Questo particolare era motivo, talvolta, di tensioni in famiglia, di contrasti con la moglie Piera? Chissà.Ora il paese è blindato, nessuno ha voglia di parlare della tragedia. Bocche cucite anche al bar. Liti in famiglia? «Mai una segnalazione. Per noi una famiglia serena», assicura il vigile urbano di Grosio. «Il gesto compiuto da quest’uomo - riflette lo psicologo Giuliano Balgera di Sondrio - presuppone momenti di profonda sofferenza psicologica». «Ci stringiamo al grande dolore della madre del piccolo - aggiunge il sindaco di Tovo, Corrado Canali - e le staremo vicini per aiutarla ad affrontare con coraggio una simile tragedia».In Procura a Sondrio il magistrato Barbara Benzi, titolare del fascicolo, sulla vicenda mantiene il massimo riserbo. «Ci sono di mezzo troppi affetti e questioni familiari», si limita a dire il pm respingendo i cronisti.