Il jihadista racconta la sua guerra al bar e Cologno comincia a preoccuparsi

Il sindaco: "Carabinieri contattati, l’attenzione dei servizi c’è. Siamo preoccupati" di Simona Ballatore

Il sindaco di Cologno, Mario Soldano

Il sindaco di Cologno, Mario Soldano

Siriano di nascita, colognese d’adozione. A maggior ragione da quando la Digos, su segnalazione dell’Antiterrorismo, gli ha tolto i documenti obbligandolo a non ripartire. Ammar Bacha, 37 anni, jihadista di ritorno, ha raccontato la sua storia e il suo punto di vista in una lunga intervista rilasciata al quotidiano La Repubblica in un bar sotto i portici di Cologno Monzese. Da 13 anni vive in Italia. Tornò in Siria a fine marzo del 2012, dopo la partenza di un altro «colognese» Haisam Sakhanh, l’elettricista immortalato nel video dell’esecuzione di sette soldati dell’esercito regolare. Nell’intervista Bacha nega l’accusa di terrorismo, dice che «tagliare la gola a un reporter è un errore» e che andando a combattere in Siria ha fatto «solo quello che ogni musulmano farebbe se vedesse che nel suo Paese c’è un regime che uccide». Sottolinea che non farebbe mai un attentato ma ribadisce anche il valore e l’importanza della jihad. Affermazioni che sono tornate a scuotere una Cologno che da anni si batte per l’integrazione e che continua a balzare alle cronache, citata come punto di partenza per alcuni siriani che sono tornati a combattere e come punto di ritorno.

Cologno Monzese, 11 settembre 2014 - «Siamo preoccupati. Cologno è preoccupata». Dopo le ultime dichiarazioni, rilasciate dallo jihadista Ammar Bacha in un baretto, nel cuore della città, il sindaco Mario Soldano e l’assessore con delega alla Pace Giovanni Cocciro non nascondono una certa inquietudine. Perché mentre il nome di Cologno continua a girare, dalle carte della Procura alle pagine dei giornali, legato a «cellule» estremiste, nei fatti non si capisce cosa stia succedendo.

«Com’è possibile che un uomo a cui il governo italiano ha bloccato il permesso di soggiorno mentre era in Svezia possa parlare tranquillamente a Cologno, rilasciando certe dichiarazioni sotto i portici?», si chiede Cocciro che in questi anni ha fortemente voluto il «tavolo della pace e delle religioni» ed è in costante contatto con Mujahed Badaoui, presidente del Centro islamico italiano di Cologno, anch’egli siriano. Né lui né Badaui hanno mai incontrato Ammar Bacha e i suoi «amici di Cologno», «anche perché il nostro ufficio, a cui partecipano attivamente altri siriani, è contro la guerra e contro l’utilizzo delle armi, a differenza di quanto dicono loro». Per sicurezza in questi giorni non sono mancati contatti con le forze dell’ordine. «In via informale avevo già sentito i carabinieri — spiega il sindaco Soldano — più che altro perché non sappiamo nulla di più, la situazione non è chiara. Abbiamo chiesto informazioni e se ci sono rischi eventuali per la collettività. Sappiamo che c’è una forte attenzione dei servizi preposti, non siamo lasciati soli, anche se, certo, siamo sbalorditi e preoccupati perché ormai c’è una certa frequenza di queste notizie».  Impossibile far finta di nulla. «Ed è difficile commentare certe affermazioni — continua Cocciro —. Ci sono troppe contraddizioni. Mi pare il tentativo di una persona di far vedere che è a posto, che non è un terrorista. Sappiamo che in Siria c’è un regime durissimo, ma non possiamo condividere il pensiero secondo cui ogni buon musulmano andrebbe a combattere. Noi siamo contro la guerra, contro l’utilizzo delle armi. Nell’ultima intervista, quando cerca di spiegare la sua posizione, dice di non essere un “tagliateste”, ok, ma i suoi amici di Cologno hanno ammazzato, ci sono immagini». La Consulta della Pace è stata convocata per oggi. «Dovevamo trovarci per parlare delle prossime iniziative e della situazione preoccupante in Ucraina — ricorda l’assessore — ma sicuramente inseriremo all’ordine del giorno anche questa situazione e il difficile ginepraio siriano».