Sfrattata a 70 anni, il dramma di Filomena: "Ora mi trasferisco nel palazzo occupato"

Cacciata di casa per fine locazione: non posso pagare 500 euro di affitto di PATRIZIA LONGO

Filomena Giannattasio ha raggiunto le altre famiglie che da una decina di giorni occupano lo stabile di viale Italia

Filomena Giannattasio ha raggiunto le altre famiglie che da una decina di giorni occupano lo stabile di viale Italia

Sesto San Giovanni, 20 marzo 2016 - Quando l’ufficiale giudiziario ha bussato alla sua porta, giovedì mattina, Filomena Giannattasio sapeva già a cosa andava incontro: doveva lasciare immediatamente la casa, in cui aveva abitato negli ultimi dodici anni e mezzo. Dopo un paio di rinvii, era arrivato il giorno dello sfratto esecutivo: inevitabile, a dispetto della sua età e delle sue condizioni fisiche. Settant’anni, pensionata invalida civile per disturbi alle articolazioni, Filomena non era nemmeno morosa, ma è finita comunque in mezzo alla strada per fine locazione: «Ho sempre pagato l’affitto, anche quando cominciava a diventare alto rispetto alla mia pensione» racconta con orgoglio l’ex bidella all’Erasmo da Rotterdam. Il suo unico torto: non essere riuscita a rilevare l’alloggio a canone concordato che le era stato assegnato per dieci anni, in base a un accordo tra il Comune e alcuni costruttori.

«Chi ha potuto se l’è comprata, chi mi dava i soldi? Ho una pensione che non arriva a mille euro al mese, ne pagavo 350 di affitto e spese, ho aiutato i miei figli - spiega -. Come li pago adesso 500-600 euro al mese di affitto? A meno non trovi nulla. Una mia amica è in una casa Aler a 250 euro: ecco, anche io ne vorrei una così. Mica gratis, ma quello che posso dare». E invece. «In Comune non mi hanno nemmeno ricevuto, hanno aperto un nuovo bando per le case popolari, devo ripresentare la domanda. Però sapevano che quegli affitti scadevano: perché non ci hanno dato una mano?». Le nuove politiche sull’emergenza casa non lo prevedono: precedenza assoluta alle famiglie con bambini. E Filomena una pensione ce l’ha, anche se non sufficiente a mantenersi. Nella tremenda gara tra poveri, è messa meglio di tanti altri. «Ho sette figli, metà stanno a Napoli, gli altri qui, ma vivono in case piccole con le loro famiglie. Sa quanti nipoti e pronipoti ho? Ventotto, altri due ne stanno per arrivare: fanno trenta. Queste due notti sono stata a casa di un mio figlio, su una brandina nel cucinino, ma è per pochi giorni: non possono ospitarmi e io non voglio essere un peso per loro».

Così Filomena ha deciso portare tutte le sue cose nella palazzina occupata in viale Italia 208: rete e materasso per iniziare. «Il giorno prima dello sfratto ho messo tutto nel box di una mia amica. Adesso cerco di sistemarmi qui: verranno altre famiglie, ci sono i senzatetto che stanno in stazione, non è una reggia ma io sono contenta. Se ho la mia stanza, anche solo con un fornellino per cucinarmi qualcosa, mi arrangio». Ieri, di prima mattina, si è messa a ripulire lentamente il piano terra. Insieme a lei, altri sfrattati, qualcuno dell’Unione inquilini e, dal pomeriggio, anche i ragazzi del collettivo studentesco. «Qui faccio la nonna? Lo sono già, mi piace stare con i bambini e i giovani. Certo vorrei una casa mia, ma almeno non sarò in mezzo alla strada».

patrizia.longo@ilgiorno.net