Vigile investito e ucciso da suv. La famiglia di Savarino non sarà più risarcita: "È uno schiaffo morale"

Ha un nodo alla gola Rocco Savarino, fratello dell’agente di polizia Nicolò, travolto e ucciso da un rom il 12 gennaio 2012 mentre era in servizio nella zona di Milano Bovisa. Siamo davvero disgustati. "È una vergogna. Non trovo le parole per descrivere la mia indignazione nei confronti di questo sistema giudiziario che non è capace di tutelare i cittadini" di Roberta Rampini

Rocco Savarino, fratello del vigile ucciso Nicolò investito da un Suv

Rocco Savarino, fratello del vigile ucciso Nicolò investito da un Suv

Rho, 20 dicembre 2014 - «Siamo davvero disgustati. È una vergogna. Non trovo le parole per descrivere la mia indignazione nei confronti di questo sistema giudiziario che non è capace di tutelare i cittadini». Ha un nodo alla gola Rocco Savarino, fratello dell’agente di polizia Nicolò, travolto e ucciso da un rom il 12 gennaio 2012 mentre era in servizio nella zona di Milano Bovisa. La quinta Corte d’Appello del Tribunale di Milano, confermando la condanna a 2 anni e 6 mesi per Milos Stizanin, serbo di 20 anni, che aveva aiutato il rom a fuggire, ha deciso che Milos non dovrà risarcire né il fratello della vittima né il Comune costituitosi parte civile. Un’altra beffa per la famiglia Savarino che vive a Rho e da tre anni chiede giustizia.

Stizanin avrebbe dovuto risarcire con 35mila euro il fratello Rocco e con 15mila euro il Comune. «Si trattava di somme ridicole considerato quello che ha fatto Milos e soprattutto pensando che non ha fatto neppure un giorno di galera», aggiunge il fratello. Secondo l’accusa Stizanin, accusato di favoreggiamento nell’omicidio di Nicolò, tornato libero lo scorso febbraio, dopo che il vigile era stato travolto dal 17enne Remi Nikolic, avrebbe disincagliato la bicicletta di Savarino dall’auto e, sempre secondo l’accusa, avrebbe aiutato il nomade a parcheggiare la macchina tra le altre in sosta per nasconderla. Il sostituto procuratore generale aveva chiesto ai giudici di trasmettere gli atti alla procura per la contestazione a Stizanin del reato di concorso in omicidio volontario.

I giudici, però, hanno confermato la condanna per favoreggiamento. «Nessuna cifra avrebbe potuto riparare a quello che è stato fatto – commenta il fratello Rocco – né avrebbe cancellato il dolore, ma avrebbe almeno dato l’idea che la giustizia è dalla parte delle vittime e in questo caso di colui che ogni giorno rischiava la vita per difendere la sicurezza dei cittadini. Noi abbiamo perso un fratello e anche una mamma, morta per il dolore. Nessuna cifra cancella il nostro dolore, ma forse ci avrebbe restituito un po’ di fiducia verso lo Stato. I giudici dovrebbero provare lo stesso nostro dolore per comprendere lo schiaffo morale che ci danno con queste decisioni». L’avvocato della famiglia Savarino, il rhodense Gabriele Caputo, attende di leggere le motivazioni della sentenza, ma annuncia ricorso in Cassazione.

roberta.rampini@ilgiorno.net