Bollate, un detenuto del carcere: "L'occasione di riscatto dall’incontro con un cavallo"

La storia di un 42enne e il percorso di “empatia”

Claudio Villa, presidente di “Oltre il Muro”

Claudio Villa, presidente di “Oltre il Muro”

Bollate (Milano), 26 ottobre 2017 - "Sicuramente il lavoro con i cavalli ha avuto benefici sul mio stato d’animo. Quando me lo hanno proposto ero un po’ scettico, ma in questi mesi ho acquisito una capacità di prendermi cura e relazionarmi con i cavalli che mi ha aiutato molto". Quarantadue anni, italiano, Marco (nome di fantasia) è arrivato nel carcere di Bollate lo scorso gennaio. Marco è uno dei 12 detenuti che hanno partecipato allo studio sull’empatia finanziato dall’Università Statale di Milano, realizzato in collaborazione con il Sert della casa di reclusione milanese, che aveva come obiettivo dare una “veste” scientifica a quello che succede nell’interazione tra detenuti e cavalli.

"Fuori dal carcere non ho mai avuto nessun tipo di rapporto con i cavalli - racconta il detenuto - qui per tre mesi, sei ore al giorno, ho lavorato nel maneggio dove mi hanno insegnato a relazionarmi con l’animale, capire le sue emozioni, prendermi cura di lui. Ma anche a collaborare con gli altri detenuti che lavorano con me, rispettare regole e orari". A portare i cavalli in carcere, dieci anni fa, è stato Claudio Villa, presidente dell’Associazione Oltre il Muro. Il suo progetto ancora oggi è unico in Europa. Qualcuno lo ha definito "l’uomo che sussurrava ai cavalli" e lui con un certo orgoglio racconta: "Sono entrato in carcere con i cavalli con l’idea di proporre dei corsi di formazione professionale per i detenuti, ma poi sono rimasto affascinato e colpito dalle relazioni che si stabilivano tra detenuti e cavalli - racconta Villa -. Lo dico da anni che si tratta di una relazione con moltissimi aspetti positivi per entrambi e sono contento che oggi anche gli studi confermino la mia intuizione".

E così ieri mattina la scuderia è diventata un’aula universitaria dove per qualche ora studenti, addetti ai lavori e professori, hanno ascoltato come è stato condotto lo studio e le considerazioni finali. Dodici i detenuti che durante i tre mesi sono stati “osservati” e ripresi con video, prima e alla fine del corso di maniscalco. Lo studio ha registrato anche i cavalli: i cambiamenti ci sono stati per entrambi, sia nelle modalità di approccio, sia a livello individuale che di gruppo. E per esempio i detenuti "non fanno le cose perché devono farle, ma cambiano emozioni e comportamenti". L’empatia tra detenuti e cavalli, dietro alle sbarre, da sensazione intuitiva è diventata un dato clinico-scientifico che fa scuola.