Arese, nuova beffa per gli ex operai Alfa: dieci anni in causa, tutto da rifare

La Cassazione rimanda al Tar il ricorso sul mancato ricollocamento

Una manifestazione dei lavoratori

Una manifestazione dei lavoratori

Arese (Milano), 6 aprile 2017 - La causa dello Slai-Cobas contro proprietari dell’area ex Alfa Romeo di Arese e istituzioni sugli obblighi occupazionali è di competenza del Tar della Lombardia. Così ha stabilito la Corte di Cassazione. A dieci anni di distanza dal ricorso e a due anni dalla decisione del Tribunale di Milano di rimandare tutto alla Suprema Corte, la causa torna al quindi Tribunale Amministrativo Regionale. Un beffa, l’ennesima, per gli ex operai dell’Alfa Romeo di Arese, che da dieci anni attendono giustizia. Una beffa anche per lo Slai-Cobas - che due anni fa venne condannato dal Tribunale a pagare 21mila euro di spese legali - e per un delegato sindacale, Renato Parimbelli, al quale venne pignorato il conto corrente. I fatti risalgono a 10 anni fa.

Il 26 settembre 2007 il Collegio di Vigilanza per l’accordo di programma Alfa Romeo, l’organo che doveva vigilare sull’assunzione di almeno 550 cassintegrati e licenziati Fiat, deliberò che Abp (proprietaria dell’area) era impossibilitata ad assumere altri lavoratori oltre ai 70 che erano stati ricollocati dalla società Rina. In altre parole svincolò i proprietari dell’area, dove una volta sorgeva la storica fabbrica automobilistica, dall’obbligo di assumere altre tute blu. Secondo lo Slai-Cobas quella delibera era nulla. "È stata l’ennesima angheria fatta sull’area Alfa Romeo per non rispettare gli accordi - spiega Corrado Delle Donne, coordinatore dello Slai Cobas - con la complicità dei Comuni di Arese, Garbagnate Milanese, Rho, Lainate e della Regione Lombardia".

Per chiedere l’annullamento del documento il sindacato di base aveva presentato un ricorso al Tar. Nel frattempo centinaia di cassintegrati e operai ex Alfa sono stati licenziati perché i proprietari dell’area, sulla quale è stato realizzato il mega centro commerciale, non fecero mai le assunzioni. Il 13 novembre 2014, dopo sette anni dalla presentazione del ricorso, il Tar Lombardia passò la palla al Tribunale ordinario. Il 25 settembre 2015 il giudice del lavoro mandò il caso davanti alla Cassazione. Nei giorni scorsi la beffa: deve essere il Tar a decidere. "Dopo dieci anni - è la conclusione amara del sindacato - torniamo al punto di partenza".