Cadavere nel Po: resta il mistero. Ruslan non è stato ucciso

I segni sul corpo e sul volto sarebbero solo causati dal trascinamento nella forte corrente del Po in piena e dalla permanenza in acqua per tre giorni: potrebbe essere annegato di Stefano Zanette

Il ponte della Becca

Il ponte della Becca

Pavia, 1 agosto 2014 - I segni sul corpo e sul volto sarebbero solo causati dal trascinamento nella forte corrente del Po in piena e dalla permanenza in acqua per tre giorni. È stata eseguita ieri mattina l’autopsia sul corpo di Ruslan Panas, il 22enne moldavo scomparso all’alba di sabato scorso dopo una serata passata in discoteca alla Becca, trovato cadavere martedì mattina nel Po, in località Gargatano di Somaglia, nel Lodigiano. Per l’ufficialità dell’esito si dovrà attendere il referto autoptico, ma da quanto trapelato non sarebbero emersi riscontri oggettivi su una presunta aggressione subìta dal giovane prima di finire in acqua. Le ipotesi più probabili restano dunque quelle di una caduta accidentale oppure di un gesto volontario, anche se quest’ultima viene respinta con decisione dai familiari e dagli amici del giovane che viveva da anni a Pavia. In ogni caso, come confermato dal dirigente della squadra Mobile, Francesco Garcea, che si sta occupando del caso fin dalla scomparsa del 22enne, nessuna ipotesi può ancora essere esclusa fino a quando non verrà depositato il referto dell’autopsia, con l’ufficialità della causa del decesso e anche l’esito dell’esame tossicologico.  Nonostante le fuorvianti indicazioni di presunti esperti in ritrovamenti di cadaveri, secondo i quali il corpo sarebbe riaffiorato dall’acqua troppo presto per trattarsi di un annegamento, nei polmoni sarebbe invece stata trovata dell’acqua. Pur in attesa del responso ufficiale dell’autopsia, la più probabile causa del decesso sarebbe proprio l’annegamento. Riguardo poi alle presunte tumefazioni sul volto riferite da chi aveva assistito al recupero di un cadavere dall’acqua del fiume, già le indicazioni del medico legale e degli esperti della polizia scientifica, intervenuti sul luogo del ritrovamento, avevano escluso segni evidenti di lesioni. E anche le indicazioni trapelate dopo l’autopsia confermano che non ci sarebbero né sul corpo né sul volto segni di lesioni, se non quelle “post mortem” causate dal trascinamento del cadavere nelle acque del Po. Peraltro, dopo la permanenza in acqua per tre giorni, la pelle presentava già uno stato di principio di saponificazione che, a occhi inesperti, può essere confuso con tumefazioni. Al momento non ci sarebbero dunque riscontri oggettivi per procedere con indagini su un coinvolgimento di altre persone in quella che potrebbe essere stata una tragica fatalità se non un gesto volontario.

di Stefano Zanette