Milano, 4 maggio 2015 - C’è un fotogramma del corteo di venerdì che Savina Battagliola non riesce proprio a togliersi «dalla testa e dallo stomaco». Un fotogramma, una manciata di secondi ricorrente in più filmati, che l’ha definitivamente convinta a partecipare alla manifestazione «Nessuno tocchi Milano». E mica da spettatrice. Savina, 48 anni, alle 16.35 di ieri era in via Carducci, la sedia a rotelle rossa immediatamente a ridosso del muro di uno stabile e una spugnetta in mano. Era, Savina, a lavar via una delle scritte lasciate dal passaggio dei black bloc. «Da disabile mi ha fatto molto male vedere uno di loro in carrozzina. Un black bloc».
Eccola l’immagine che Savina non ha saputo tollerare: un uomo con un casco da motociclista in testa che si muove sulla sedia a rotelle proprio nel bel mezzo del cuore degenerato del corteo, laddove si trovavano, appunto, solo i black bloc non i manifestanti pacifici. Quella carrozzina si muove dietro le tute nere e la colonna di fumo da loro alzata a protezione della possibilità di devastare. E si aggira poi tra le cerate, le felpe e le maschere lasciate sulla strada dagli stessi violenti, una volta finito il loro delirio, spogliarello beffardo, per non farsi individuare dalle forze dell’ordine.
«Si trattava pure di una carrozzina elettrica – spiega allora Savina –, che non è da tutti perché costa e non è accessibile a chiunque». Si trattava di Pasquale «Lello» Valitutti, anarchico che è presenza fissa delle manifestazioni antagoniste, soprattutto di quelle romane. «Sono qui anche per questo – scandisce Savina –: mi ha fatto male vedere quella carrozzina tra quanti stavano devastando Milano. Mi ha fatto male perché l’assistenza a noi disabili è possibile anche grazie alle tasse che tutti i cittadini onesti pagano. Grazie ad una certa concezione di comunità. Lui la comunità l’ha invece offesa mischiandosi – attacca Savina – a chi non ha alcuna considerazione del bene pubblico, di ciò che è di tutti e della nostra Milano».
Rifissa lo sguardo sulla spugnetta e riprende per un attimo a pulire. Accanto a lei c’è l’amica Marina Gazzini, docente universitaria. «C’è un altro aspetto che non mi piace in questa storia – riprende Savina –: è chiaro che chi è in sedia a rotelle non può essere toccato. Non conosco quella persona, ma non vorrei che ci fosse anche questo tipo di considerazione. Non vorrei che fosse in qualche modo strumentalizzata la certezza di impunità che ha chi come me si muove sulla sedia a rotelle. Io, però, spingo le ruote con le braccia. Lui evidentemente ha scelto la carrozzina elettrica perché le braccia possano fare altro».
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