Inter, che fine ha fatto Moratti? Primo ritiro dei nerazzurri senza l'ex presidente

Mai il grande tifoso nerazzurro era mancato agli allenamenti o alle partitelle estive in Trentino. Ed è gelo con Thohir di Giulio Mola

Una foto d'archivio di Massimo Moratti ed Erick Thohir (Newpress)

Una foto d'archivio di Massimo Moratti ed Erick Thohir (Newpress)

Milano, 22 luglio 2014 - Un silenzio assordante che deve far riflettere, un’ultima assenza che non è passata inosservata: che fine ha fatto Massimo Moratti? Da quando, il 5 giugno scorso, si è materialmente concretizzato (dopo 8 mesi di attesa) il passaggio del 70% delle quote dell’Inter nelle mani di Erick Thohir, il presidente onorario è sparito dalla scena. Zero interviste, pochissime apparizioni. E adesso che la preparazione estiva in Val Rendena è terminata dopo 12 giorni di duro lavoro si può dire: mai, fino a domenica, c’era stato un ritiro senza Massimo Moratti. Durante i suoi 18 anni di gestione del club nerazzurro c’erano sempre state visite del patron ai calciatori impegnati negli allenamenti tra le montagne del Trentino Alto Adige: una o più giornate confuso fra i tifosi, a seguire sedute atletiche o amichevoli, spesso con cena insieme ai giocatori e allo staff tecnico in hotel. Questa volta, invece, Moratti ha evitato la trasferta. Non era mai successo, neanche quando la sede del ritiro era nella più lontana Riscone di Brunico. 

È vero, questa è la prima estate dopo il cambio di proprietà e il petroliere milanese non può più essere vicino come prima alla squadra. Ma chi conosce bene Massimo Moratti è certo che da parte dell’ex presidente non ci sia più l’entusiasmo e la voglia di altre annate che lo hanno portato quasi ad essere in simbiosi con lo spogliatoio. Ci vuol poco a capire, basta osservare: quella di oggi non è più l’Inter di Moratti. Per gli uomini, ma anche per la filosofia calcistica e per le dinamiche societarie. 

Certamente il vecchio patron non avrà metabolizzato facilmente il fatto che (quasi) tutti i suoi uomini di fiducia siano stati allontanati. Prima è toccato alla vecchia guardia argentina (al solo Zanetti è stato dato il “contentino” della vicepresidenza, ruolo che appare molto marginale e poco operativo) salutare più o meno forzatamente la compagnia. Poi c’è stata una sorta di “demorattizzazione” in società, cominciata a dire il vero già a gennaio col licenziamento di Branca e seguita in estate dagli addii del medico sociale Combi, del vicedirettore generale Filucchi (passato al Cagliari), del team manager Cordoba, del responsabile dello stadio Barletta, senza dimenticare il ridimensionamento della stessa moglie di Moratti, Milly, cui è stato, levato l’incarico di direttore artistico. Anche Susanna Wermelinger, storica figura di riferimento dell’ufficio comunicazione, è stata mandata via. In tutto trenta i dipendenti legati alla famiglia Moratti licenziati da Thohir. Se a questo poi si aggiunge che pure alcune scelte commerciali di Thohir e dei suoi soci non sono state condivise al 100% dalla vecchia proprietà, il quadro è chiaro, visto che con Moratti al timone non sarebbe stato così agevole chiudere l’accordo con Infront, considerata troppo vicina al mondo Milan. E’ vero: il legame dei Moratti con Thohir e il conseguente impegno economico sarà garantito dal figlio Angelomario, che condivide la visione del presidente indonesiano e vanta ottimi rapporti col tycoon. Ma papà Massimo e il giovane Erick sono sempre più distanti. E i più pessimisti già immaginano la poltroncina della tribuna vip di San Siro vuota nella prossima stagione. Un’Inter senza Moratti la si può capire, ma un’Inter senza il suo tifoso Moratti ad incitarla sarebbe difficile da spiegare.

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