Ladro ucciso a Vaprio, la sua famiglia: "Chi ha sparato vada in galera"

Intanto il procuratore parla dell'ipotesi di reato a carico di Sicignano: "Formulata come omicidio volontario a titolo di garanzia per l'indagato. Alla fine potrebbe essere un caso di legittima difesa"

Trezzo, la casa di  Gjergi Gjonj ucciso a Vaprio d'Adda

Trezzo, la casa di Gjergi Gjonj ucciso a Vaprio d'Adda

Vaprio d'Adda (Milano), 23 ottobre 2015 -  "Non c'è nessuna certezza, abbiamo formulato l'ipotesi di omicidio volontario a titolo di garanzia per l'indagato". Lo hanno spiegato ai cronisti il procuratore aggiunto Alberto Nobile e il pm Antonio Pastore, titolari dell'indagine in cui Francesco Sicignano accusato di omicidio volontario per avere sparato e ucciso un giovane albanese durante un tentavo di furto a Vaprio d'Adda nella notte tra lunedi' e martedi' scorso.

Il magistrati hanno poi invitato a "stemperare questo clima mediatico" dal quale sembrerebbe evincersi un "accanimento" nei confronti di Francesco Sicignano, accusato di omicidio volontario. "Non c'e' nessun accanimento nei suoi confronti - afferma Nobili - ho letto che la Procura sarebbe convinta che si e' trattato di omicidio volontario, ma non e' cosi'. Non c'e' nessuna certezza e non si puo' escludere nulla".  

Dopo aver chiuso le indagini "potrebbe darsi che l'accusa nei confronti di Francesco Sicignano diventi legittima difesa oppure che venga scagionato"."Certamente - ha detto Nobili - ci sono delle incongruenze che vanno approfondite, ma non possiamo affatto escludere che alla fine tutto abbia una spiegazione che conferma il racconto di Sicignano. Il fatto che il colpo letale abbia attraversato il ladro dall'alto in basso non significa che il pensionato abbia mentito: "Poteva essere piegato su se stesso - afferma Nobili - oppure il proiettile potrebbe essere stato deviato da un osso".

Non si può neanche escludere, spiegano gli inquirenti, che dopo essere stato colpito il giovane albanese abbia potuto camminare per alcuni secondi.

LA FAMIGLIA DELLA VITTIMA - Rabbia, dolore e poca voglia di parlare tra i parenti di Gjergi Gjonj, il 22enne albanese ucciso da Sicignano. Una decina di persone si sono riunite a casa del giovane, in una cascina alla periferia di Trezzo sull'Adda (Milano). «Siamo la sua famiglia, ci auguriamo che chi ha sparato vada in galera - dice all'ANSA un giovane parente - non si può uccidere così un ragazzo di ventidue anni». Nessuno vuole dire dove si trovi la fidanzata della vittima, una giovane romena che ieri ha parlato alle telecamere di Rai 3. «Perché non lo chiedete a quello che esce sul balcone, a salutare a quelli che gli applaudono?» dice un altro parente di Gjergi, mente si tiene la testa con le mani.