Prete ricattato da due albanesi: il mistero del video compromettente

Il prelato di un paesino del Trezzese ha pagato in totale 35mila euro a due romeni, arrestati per estorsione. Ma del video non c'è traccia di Mario Consani

Tribunale (foto repertorio)

Tribunale (foto repertorio)

Milano, 13 novembre 2014 - Erano riusciti a farsi dare dal parroco la bellezza di 35 mila euro. Come? Chiedendo il denaro per svariati motivi, «ma sempre con un atteggiamento così aggressivo - ha spiegato il prete - che ho temuto potessero farmi del male». Macché, sostengono loro: «Ci ha dato i soldi perché lo minacciavamo di rendere pubblico un video compromettente per lui». Video che però non è saltato fuori (perché forse non esiste) nemmeno dopo l’arresto dei due romeni con l’accusa di estorsione ai danni del sacerdote.

La vittima è il parroco di un paese dell’hinterland, che in due giorni aveva in pratica svuotato il conto in banca. I romeni finiti in manette hanno 30 e 22 anni. Uno è già stato condannato ieri per direttissima a 4 anni di reclusione dai giudici della settima sezione penale, mentre per l’altro il processo procede.

A dare il via all’inchiesta per estorsione stati i dipendenti della filiale di banca Intesa San Paolo, presso la quale il prete tra il 6 e il 20 ottobre scorsi ha prelevato il denaro in due tranche da 15mila e 20mila euro.

«A quel punto - si legge nell’ordinanza d’arresto - al fine di capire meglio cosa stava accadendo, il parroco veniva invitato dai carabinieri a sporgere formale denuncia. Con gli investigatori, coordinati dal pubblico ministero Maria Vittoria Mazza, il parroco ha negato l’esistenza del video, che non è stato trovato, e ha invece riferito che uno dei due presunti estorsori - difesi dagli avvocati Marco Brigliadori ed Enrico Belloli - qualche mese prima gli aveva chiesto un prestito per sostenere le spese del funerale di sua figlia ottenendo da lui il prestito di mille euro. In seguito, accampando varie ragioni lo avrebbero incalzato con altre richieste di denaro che lui avrebbe soddisfatto per il timore che gli «facessero fisicamente del male».

Dopo la querela presentata dal sacerdote, era scattata la trappola dei carabinieri. Uno dei due romeni veniva arrestato il giorno dopo nel cortile della parrocchia con 500 euro in mano appena ricevuti dal prete. Il complice, che lo aspettava lì vicino a bordo di una vecchia auto, veniva bloccato subito dopo.

La condanna di ieri nei confronti di uno dei due imputati è stata inflitta con rito abbreviato dal collegio presieduto dal giudice Anna Calabi. Ad assistere uno dei due rom sotto processo è Marco Brigliadori, avvocato e storico militante della Lega Nord, una delle 14 persone espulse dal partito nel maggio 2013 per aver contestato i vertici del movimento durante il tradizionale raduno di Pontida.

«Ora - ha detto tra l’altro il legale - preferisco difendere gli zingari perché sono più onesti di Umberto Bossi».

mario.consani@ilgiorno.net