Ragni di Lecco, spedizione in Patagonia sulle orme di Casimiro Ferrari

Matteo Della Bordella e Luca Schiera guideranno l'assalto al Pilastro Est del Fitz Roy, conquistato nel 1976 e mai più scalato di Federico Magni

Alpinisti sulla parete Est del Fitz Roy

Alpinisti sulla parete Est del Fitz Roy

Lecco, 25 ottobre 2014 - Ci sarà ben un motivo se dopo 38 anni nessuno è ancora riuscito a passare là dove Casimiro Ferrari e Vittorio Meles erano saliti lungo il Pilastro Est del Fitz Roy, in Patagonia. «Mentre attreversavamo il canale Drake in direzione delle Falkland, a bordo della Rig Mate ricevemmo la notizia via radio della riuscita di Casimiro e Vittorio sul Fitz Roy. Ridendo felici e un po’ gasati per quello che avevamo fatto sull’isola di Wiencke, ci scambiammo l’idea di lasciare la nave per raggiungere Casimiro e compagni. Magari saremmo riusciti a fare la prima ripetizione del Fitz Roy», scriveva Donato Erba quando il messaggio della vittoria sul Fitz Roy arrivò sulla nave che stava riportando a casa i componenti della spedizione scientifico-alpinistica in Antartide.

La nave allora tirò dritto senza attraccare a Punta Arenas e del Fitz Roy non se ne parlò più. Oggi si torna a parlare invece di quella via, del pilastro di 1.500 metri e di una delle montagne simbolo della Patagonia perchè il nuovo obiettivo dei Ragni di Lecco è proprio la prima ripetizione della via di Casimiro Ferrari. In realtà ci avevano già provato l’anno scorso Matteo Della Bordella, Luca Schiera e Silvan Schupbach durante il loro «vagabondaggio» da quelle parti. A febbraio infatti i tre, approfittando di una finestra di bel tempo mentre attendevano di attaccare il Cerro Torre, avevano messo le mani sulla via dei Ragni e sulle scalette lasciate da Ferrari e Meles lungo la via.

«Essendo tutta verticale e strapiombante, bisogna dormire sempre appesi - commenta Fabio Palma -. Probabilmente non se lo aspettavano». E così i tre fecero dietrofront, come d’altro canto fece anche il fuoriclasse Nicolas Favresse, anche perché l’obiettivo vero, in tutta questa storia, è la ripetizione in libera della via. A riprovarci quest’inverno saranno, dunque, ancora una volta Matteo della Bordella e Luca Schiera, accompagnati probabilmente da qualche giovane leva. «La via è ancora irripetuta e sarà indubbiamente un bel match - continua Palma -. In realtà anche Casimiro Ferrari concluse una via tentata da altre cordate, tedeschi e svizzeri. La linea è la più bella di tutta la parete e fa gola a molti. Ma ci vogliono almeno tre giorni. La strategia è ancora da stabilire. E nella pianificazione Matteo è molto bravo: probabilmente per salirla in libera andrà ripetuta una prima volta. Durante la discesa bisogna "pulire" quello che si riesce, forse ripeterla una seconda volta e un’altra volta per la libera». 

Un lungo assedio sulla «più bella parete rocciosa del globo», come l’ha definita Gian Piero Motti. Dopo la Ovest della Torre Egger, le salite estreme sulle Torri di Trango in Pakistan, le scorribande in Patagonia, l’ormai rodata cordata Della Bordella-Schiera ritorna all’opera.