Compagnia Cetec: Qui si fa teatro serio, non d’evasione

“Dentro e fuori San Vittore” allo Sforzesco e a Verbania

Palco d’eccezione e soggetti importanti per la compagnia guidata dalla regista Donatella Massimilla (foto sotto)

Palco d’eccezione e soggetti importanti per la compagnia guidata dalla regista Donatella Massimilla (foto sotto)

Milano,14 agosto 2016 - «San Vittore è l’unico carcere senza teatro. Te lo devi inventare, dal nulla. Devi andare oltre le difficoltà per aprire in quei corridoi nuovi spazi alla pedagogia. E alla fine ti ritrovi sempre con lo stesso sgabello bucato, pronto ancora una volta a trasformarsi in una casa, in una maschera, in una nave pronta a salpare». Donatella Massimilla non parla di teatro-carcere. Preferisce la definizione di teatro delle diversità, dell’inclusione, delle comunità. E il concetto rende bene la complessità del Cetec (Dentro/Fuori San Vittore), compagnia e cooperativa sociale che unisce nei suoi spettacoli detenute, ex-detenute e artisti esterni.

Vent'anni di attività, pionieri di un’arte applicata al sociale che a Milano si declina anche nel lavoro (fra gli altri) di Opera Liquida e Cooperativa Estia di Bollate. Parlare con la Massimilla è uno strano incrocio fra pragmatismo e idealismo. Fra la creatività di chi si è formato al Dams di Bologna (per poi passare da Santarcangelo e Grotowski) e il faticoso confronto con le difficoltà quotidiane. Per questo le due repliche al Castello Sforzesco passano quasi in secondo piano: a Ferragosto “Quando il cinema è dal vivo”, ovvero le parole e le musiche dei film più famosi (per la regia di Fabrizio Russotto); martedì “Il Nuovo Teatrino delle Meraviglie”, un classico fra Cervantes e la Commedia dell’Arte. Val la pena fare un giro, certo. Ma la notizia è un’altra: il Cetec se ne va in tournée. In settimana li aspettano a Verbania. E la cosa ha i connotati del miracolo a Milano. «È un segnale molto positivo – continua la direttrice artistica –. La Magistratura di Sorveglianza ci ha concesso di andare in tournée e di dormire in albergo. È il risultato di una sinergia importante, dentro e fuori dal carcere. L’ultima volta mi sarà capitata una ventina di anni fa con “La Nave dei Folli”, il progetto nella sezione maschile quando ancora c’era il penale a San Vittore».

Se si pensa a spettacolini amatoriali e raffazzonati, ci si sbaglia di grosso. La sensibilità sociale s’intreccia con la cura artistica. Che poi è l’unica chiave per avere credibilità. E sostegno. «SIAMO nati un anno dopo la Compagnia della Fortezza di Volterra – conclude la Massimilla –: nella nostra attività ho sempre portato una connotazione di ricerca. Per questo considero importantissimo il laboratorio, la nostra “città invisibile”, che va ben al di là di quello che succede sul palco. È lì dove si lavora davvero sulle persone, dove i detenuti ritrovano la presenza del corpo, della voce, delle emozioni negate. In questo ci aiutano anche artisti esterni, ci si contamina a vicenda». E a quel punto tutto viene più facile. Anche ricordarsi che si può sbagliare. Ma che si può sempre ricominciare. Domani e martedì alle 21 al Castello Sforzesco (ingresso 8 euro). Mercoledì e venerdì alle 21 a Verbania (ingresso gratuito).