La colletta in paese per aiutare chi ha ucciso il ladro

"L'’uomo che ha sparato potrà far valere le sue ragioni durante il processo d’Appello, e perfino in Cassazione se lo riterrà. In ogni caso la sua vita è cambiata per sempre dall’istante in cui ha premuto il grilletto"

Milano, 21 dicembre 2017 - 

LETTERA

CARO DIRETTORE, ho letto sul vostro sito che a Serle sta per iniziare una raccolta fondi per aiutare l’uomo appena condannato, in nome del popolo italiano, a nove anni e quattro mesi di reclusione per avere ucciso un ladro con il suo fucile da caccia. È una iniziativa che, secondo me, è destinata a lasciare il segno. Dimostra ancora una volta che la gente comune sta con chi si difende dai ladri, e non con i ladri. Maria Z., Bergamo

RISPOSTA

NON C’È DUBBIO che i cittadini stiano dalla parte di chi subisce i furti. Sia perché tutti hanno direttamente, o indirettamente avuto a che fare con la brutta esperienza di una razzia subita a casa propria, sia perché siamo empaticamente portati a prendere le parti di chi i torti li patisce. Nel caso di Serle, inoltre, deve considerare che in paese tutti conoscono tutti. E quindi è normale che i cittadini vogliano aiutare una persona da sempre stimata e apprezzata. Chi vuole farlo, ovviamente, è liberissimo di farlo. E siamo sicuri che l’adesione a questa sottoscrizione sarà alta. Poi, tuttavia, resta da considerare un fatto: la legge è la legge, e i giudici in questo caso concreto hanno ritenuto che la legittima difesa non ci fosse, perché ne mancavano presupposti. L’uomo che ha sparato potrà far valere le sue ragioni durante il processo d’Appello, e perfino in Cassazione se lo riterrà. In ogni caso la sua vita è cambiata per sempre dall’istante in cui ha premuto il grilletto. sandro.neri@ilgiorno.net