Fuga dall'Italia

Passano i decenni e la storia si ripete

Milano, 25 febbraio 2018 - Passano i decenni e la storia si ripete. Molte multinazionali, insediate in Italia trasferiscono le attività in Paesi che offrono politiche fiscali e sindacali più favorevoli e burocrazie organizzate e rapide nelle decisioni a differenza delle nostre. Siamo di fronte a un problema che riguarda complessivamente una deindustrializzazione, ormai in corso da diversi decenni, solo rallentata dai vari governi con agevolazioni e incentivi, parzialmente mantenuti e politiche sindacali vetuste e legate a tempi remoti. Purtroppo non solo molti stranieri hanno lasciato, ma anche la delocalizzazione di imprese italiane è aumentata, con effetti devastanti per molti territori. Le cessione delle proprietà di un crescente numero di imprese medio-grandi ha anche determinato lo spostamento degli head quarter, fuori Italia.

Nel nostro Paese sono rimaste sovente solo direzioni di produzione, con limitato potere decisionale, che è stato assunto integralmente all’estero, sia in termini gestionali sia strategici. Lo Stato non ha trovato antidoti alle fughe e sovente ne è stato il primo responsabile, non sapendo offrire opportunità a chi vorrebbe insediarsi o aumentare le dimensioni. I comitati locali anti industrie sono un altra devastante faccia del problema. Il no ricorrente, sovente determinato da interessi di bottega, costituisce un ulteriore motivo per andarsene. Infine ad allontanare le imprese ci pensa una giustizia civile, amministrativa e del lavoro caotica e anti industriale. In presenza dello scenario descritto non ci si puó certo indignare. E tanto meno si può rimproverare chi lascia.