Laureato a ottant’anni «Ai giovani voglio dire che tutto è possibile»

Le parole di Giuliano Marchesini, matricola 4010013 alla facoltà di Lettere della Cattolica: "Volevo mettermi alla prova e far capire ai più giovani che tutto nella vita è possibile. L’importante è non fermarsi" di Paolo Cittadini

Giuliano Marchesini ha ripreso gli studi interrotti da bambino: le medie, il liceo e ora l’università (Fotolive)

Giuliano Marchesini ha ripreso gli studi interrotti da bambino: le medie, il liceo e ora l’università (Fotolive)

Brescia, 11 febbraio 2015 - Per nulla emozionato, ma con una gran voglia di ridere e scherzare nonostante si trovi a pochi minuti dall’affrontare una prova che molti temono e qualcuno ancora si sogna: la discussione della tesi di laureaEppure Giuliano Marchesini, matricola 4010013 alla facoltà di Lettere della Cattolica, prima di entrare nell’aula dove esporrà il suo lavoro, “Bedizzole e la Resistenza”, non sembra agitato. Del resto, arrivato a 80 anni, la vita gli ha già dato e tolto parecchio. «Nell’estate del 2011 mi sono diplomato al Gambara (liceo di Scienze Sociali del capoluogo) – racconta Marchesini, originario di Bedizzole dove ancora vive, mentre con la figlia Silvia varca il portone dell’università – e ho deciso di andare avanti. Volevo mettermi alla prova e far capire ai più giovani che tutto nella vita è possibile. L’importante è non fermarsi».

Nel 1942 la seconda guerra mondiale e «i tedeschi che avevano occupato la scuola» lo avevano costretto a interrompere gli studi ancora bambino. Per anni è tornato a occuparsi dei terreni di famiglia fino alla grande nevicata dell’inverno 1985, quando i soffitti dei tre capannoni della sua piccola azienda agricola cedettero sotto il peso del ghiaccio, ferendolo e lasciandolo invalido. «Per due anni mi sono chiuso in casa - ricorda - poi un vecchio professore delle medie mi ha proposto di rimettermi a studiare. Ho preso la licenza media alle scuole di Calcinato e poi non mi sono più fermato. Prima i cinque anni di serali al Gambara e ora la laurea triennale».

In questo giorno molto particolare sono tante le persone che Giuliano vuole ringraziare, ma ce ne è una in particolare a cui vuole dedicare questo nuovo traguardo conquistato. «A Luca, “Ispanico”, uno dei miei nipoti che se ne è andato a 20 anni, pochi mesi fa - racconta e qui l’allegria lascia spazio a un pizzico di commozione -. Come il resto della famiglia (tre i figli del signor Marchesini, quattro i nipoti) mi è sempre stato vicino, ma lui faceva proprio il tifo per me». 

Perché una tesi sulla Resistenza? «Perché, seppur bambino, l’ho vissuta in prima persona - ricorda Marchesini, che ora per la cerimonia di proclamazione dovrà attendere il 20 febbraio, quando la laurea sarà ufficiale a tutti gli effetti -. La mia famiglia oltre ai campi aveva una piccola osteria di campagna dove i tedeschi entravano e facevano come se tutto fosse loro. Ricordo poi anche quando arrivarono gli americani con il dentifricio: per noi era una grande novità, lo mangiavamo». E adesso? «Potrei anche non fermarmi qui - spiega con un guizzo negli occhi -. Del resto studiare per me, abituato a lavorare nei campi, non è un peso, ma un divertimento. Da bambino componevo poesie e ora, quando mi trovo al lavoro nell’azienda agricola mentre sono occupato con le mani, la testa è invece sulla lezione che devo ripassare».

di Paolo Cittadini