Danno immagine per Guardia di Finanza: ex militare dovrà pagare 100mila euro

Valter Filippi, ex finanziere infedele, dovrà risarcire centomila euro di danni d’immagine al corpo delle Fiamme gialle, che per colpa sua ha visto minati l’onorabilità e l’impegno quotidiano dei suoi appartenenti di Beatrice Raspa

Guardia di Finanza

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Brescia, 18 luglio 2015 - Incassava mazzette a molti zeri dagli imprenditori che avrebbe dovuto mettere sotto torchio perché specializzati in frodi fiscali e fatture false, ambito di competenza investigativa prioritario della Finanza, e in cambio garantiva loro zero controlli e impunità. Ora Valter Filippi, ex finanziere infedele, dovrà risarcire centomila euro di danni d’immagine al corpo delle Fiamme gialle, che per colpa sua ha visto minati l’onorabilità e l’impegno quotidiano dei suoi appartenenti.

Lo hanno deciso i giudici della Corte dei conti della Lombardia, accogliendo l’istanza della Procura regionale che aveva quantificato nella cifra in oggetto il «pretium» della sua attività collusiva, ovvero l’entità delle bustarelle percepite in un quinquennio di doppia vita.

L’iter della giustizia ordinaria per l’ufficiale, già comandante della brigata di Gardone Val Trompia e poi della tenenza di Desenzano sul Garda, si è concluso in una condanna definitiva a due anni e otto mesi e nella rimozione del grado militare. Accusato di corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio e di favoreggiamento personale, l’ufficiale era stato incastrato dalle dichiarazioni di alcuni personaggi arrestati nel 2005 con l’operazione «Titano» i quali una volta in manette avevano ammesso di averlo comprato. Filippi avrebbe fatto capire loro che la busta da versare all’anno «per poter continuare a lavorare», questo il contenuto delle confessioni, era di cento milioni di lire prima e di 50mila euro poi. Rivelazioni confermate da alcune intercettazioni telefoniche.

Arrestato a gennaio 2006 e rimasto in custodia cautelare per alcuni mesi, il comandante aveva riportato in primo una condanna a quattro anni ed otto mesi con interdizione quinquennale dai pubblici uffici, in secondo a quattro. Pena infine rideterminata in due anni a otto dopo un passaggio in Cassazione che aveva dichiarato prescritto il reato di corruzione propria. Davanti alla Corte dei conti l’ufficiale ha provato a difendersi sollevando eccezioni di forma e di sostanza, facendo anche riferimento a un «ambiente investigativo palesemente ostile» nei suoi confronti, ma i giudici hanno cassato le questioni in quanto «infondate». Dichiarata infondata pure l’eccezione di estinzione per prescrizione del danno all’immagine. Il giudicato penale, scrivono i giudici, «rende incontestabile la perpetrazione del reato stesso da parte del Filippi», da parte del quale c’è stata una «indubbia gravissima violazione dei suoi obblighi di servizio», aggravata dalla «rilevante posizione funzionale di comandante di brigata». «Indubbio quindi – conclude la Corte - come questi abbia cagionato un gravissimo danno all’immagine alla Finanza, almeno nel distretto industriale della Valtrompia in cui egli operava».