Caso Zanotti, le Ong in Turchia: "Non ci sono prigionieri al confine con la Siria"

Destano molti dubbi anche le immagini del video stesso, girato in un uliveto

Sergio Zanotti

Sergio Zanotti

Marone (Brescia), 2 dicembre 2016 - Ci sono seri dubbi sui luoghi in cui Sergio Zanotti, scomparso presumibilmente in Turchia, sia stato dal 14 aprile al momento in cui è andato online il video che lo ritrae in un uliveto vestito con un saio bianco. «Abbiamo contattato alcuni degli operatori delle Ong e nostri contatti sul confine turco - spiegano da una’associazione che sostiene i profughi siriani esuli in Turchia e che è in contatto anche con volontari che si trovano in zona di guerra -. Per quanto abbiamo appreso nessuno ha mai sentito parlare di Zanotti e nemmeno della scomparsa di un bresciano o italiano nel corso degli ultimi mesi».

Dello stesso parere è un cooperante che spiega: «In questo momento spostare prigionieri dalla Turchia alla Siria è quasi impossibile. Inoltre quello usato non è uno scenario tipico del rapimento per terrorismo. Non usano paesaggi rasserenanti come un uliveto e nemmeno tuniche bianche».

Intanto i familiari continuano a rimanere in contatto con la Farnesina e a sperare nel ritorno del loro caro, specie dopo che l’amico Marco Scalvinoni ha dichiarato di essere stato lui a chiedergli di recarsi in Turchia per degli affari e per aiutarlo. I due sono molto amici e hanno condiviso alcune disavventure economiche. Secondo Scalvinoni è stato lui a pagare il viaggio in Turchia, perdendo i contatti con Zanotti a maggio. In paese a Marone molti sono scettici. Altri difendono il concittadino.