Marcheno, la moglie di Mario Bozzoli: "Spiace per gli operai, ma penso a mio marito"

Chiusa l’azienda Bozzoli, parla la moglie dell’imprenditore sparito

Adelio Bozzoli assiste  ai rilievi nella fabbrica dopo la scomparsa del fratello Mario

Adelio Bozzoli assiste ai rilievi nella fabbrica dopo la scomparsa del fratello Mario

Marcheno, 1 ottobre 2016 - «No, non parlo dell’azienda. Parlino i miei avvocati. Il mio pensiero è per mio marito". A quasi un anno dalla sparizione. Il giorno dopo che il licenziamento dei quindici dipendenti ha messo la parola fine all’attività della Bozzoli di Marcheno. Irene Zubani è la moglie di Mario Bozzoli, contitolare con il fratello maggiore Adelio della fonderia di via Gitti. Mario è svanito nel nulla la sera dell’8 ottobre dello scorso anno. «Il mio stato d’animo - dice Irene Zubani - è quello di una persona, di una moglie che dopo un anno non sa ancora che fine ha fatto suo marito. Una moglie che è in attesa di sviluppi che portino alla verità. Sono troppo concentrata sull’aspetto umano. Nella mia testa sono concentrata sulla fine che ha fatto mio marito. Certo, mi spiace per i dipendenti, che non si sia potuto fare niente».

C’è un epilogo, per ora: il mancato salvataggio della Bozzoli. Giovanni Rizzardi, stimato professionista bresciano, nominato come liquidatore dal tribunale civile, ha preso atto della impossibilità di un accordo fra i due soci: la moglie di Mario, curatrice della quota del marito, e il cognato Adelio, che continuava a detenere il 50%. Come a dire il padre di due degli indagati, Alex e Giacomo, per la scomparsa dell’imprenditore (omicidio volontario e distruzione di cadavere le ipotesi di reato formulate dalla procura bresciana) e la donna che nella denuncia di scomparsa aveva fatto mettere a verbale che il coniuge temeva i nipoti.

Sono iscritti nel registro degli indagati anche due dipendenti, Oscar Maggi e il senegalese Aboagye (Abu) Akwasi. Erano in turno nella serata in cui iniziò il mistero insieme con Giuseppe Ghirardini, l’operaio che si allontanò da casa la mattina del 14 ottobre per essere ritrovato quattro giorni dopo, sopra Ponte di Legno, avvelenato dal cianuro. La Bozzoli cessa la produzione con 15 milioni di euro di debiti. Tutti i dipendenti hanno firmato i licenziamenti. Percepiranno il Tfr, lo stipendio di settembre, l’indennità di mancato preavviso, un bonus di 500 euro entro marzo 2017. Lo sforzo del liquidatore Rizzardi è ora quello di cercare qualcuno disposto a rilevare l’azienda. Avranno diritto fino a due anni di Naspi, l’ammortizzatore sociale che ha sostituito l’indennità di disoccupazione. Nell’accordo è stata formalizzata una richiesta avanzata da Stefano Olivari, della segreteria Fim Cisl: per le assunzioni l’eventuale compratore valuterà, in via prioritaria, i curricula delle ex maestranze Bozzoli, le qualifiche professionali, i livelli retributivi.