Bimba morta di malaria a Brescia: "Un errore in ospedale"

La piccola sarebbe stata contagiata mentre era ricoverata a Trento. Il Ministero: "Ora va chiarito cosa è successo"

La piccola Sofia con i genitori

La piccola Sofia con i genitori

Brescia, 4 novembre 2017 - Probabilmente un errore ospedaliero. Sofia, la bimba di quattro anni morta i primi di settembre di malaria, sarebbe stata contagiata all’ospedale di Trento e la colpa non sarebbe stata di una zanzara. La Procura di Trento ha ricevuto dal Ministero della Salute il rapporto dei tecnici dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss) relativo al caso della bambina. Al ministero sono sollevati che è esclusa una trasmissione via zanzara.

«Le autorità preposte – ha commentato il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin – cercheranno di comprendere come sia avvenuto il contagio, è una situazione particolarmente complessa ma mi sento confortata dal fatto che non vi siano focolai epidemici di malaria in giro per l’Italia». La relazione conferma lo stesso ceppo malarico riscontrato in una delle due bimbe del Burkina Faso che si trovavano al S. Chiara di Trento nello stesso periodo in cui era ricoverata Sofia. Secondo i periti, il contagio sarebbe avvenuto in ambito ospedaliero ma i tecnici escludono, anche perché le trappole per insetti non hanno riscontrato la presenza di zanzare dei tipi in grado di trasmettere la malattia, che il veicolo dell’infezione sia stata appunto una zanzara. Non resta quindi che l’errore, un contagio sangue-sangue avvenuto con la strumentazione sanitaria.

La mente corre a un caso avvenuto in Italia nel 2000 e riportato in letteratura – uno studio fu pubblicato sulla rivista Infection control & hospital epidemiology nel giugno del 2012 – nel quale un uomo di 56 anni fu infettato in Italia da una infermiera con un glucometro usato prima su una donna affetta da malaria e ricoverata nello stesso nosocomio. Tra gli autori dello studio anche Roberto Romi dell’Iss, che però frena: «Il caso è confermato ma è un caso sinora unico che fu dovuto al malfunzionamento di uno strumento, il che non vuol dire che si sia potuto ripetere anche questa volta perche dopo così tanti anni le strumentazioni sono molto più sicure. Bisognerà attendere la conclusione delle indagini della magistratura e dell’ospedale».

Anche all'ospedale di Trento non credono che possa essere successo ancora. «Oggi – osserva il primario di Pediatria, Annunziata Di Palma – i nostri materiali sono tutti monouso, compreso il misuratore di glicemia usa e getta che è stato usato sulla bambina. Per prassi l’apertura della bustina sigillata è stata sempre fatta in presenza della mamma, e poi il misuratore è stato gettato via». Prudente anche il direttore generale dell’Azienda sanitaria di Trento, Paolo Bordon. «Nessun commento – dice in una nota – fino a quando non avremo visionato la documentazione. La commissione che ci ha supportato nelle indagini interne sta completando la relazione, e non appena la riceverò la consegnerò personalmente al procuratore. La verità è dovuta principalmente ai familiari della bambina, ma anche al nostro personale medico infermieristico, che ha sempre lavorato con impegno e dedizione e che è molto provato da questa vicenda». Eppure quella dell’errore è per l’Iss la pista prevalente, anche se nessuno sa ancora dire come possa essere potuto succedere.