Si ferma a fare pipì: multato. Il verbale è da oltre 3mila euro

Per la legge è un «reato» punibile con una sanzione

Un uomo urina in mezzo alla strada: può costare una multa salatissima

Un uomo urina in mezzo alla strada: può costare una multa salatissima

Verdello, 6 agosto 2016 - Probabilmente aveva bevuto un bicchiere di troppo e all’improvviso è stato colto da un bisogno impellente di fare pipì. Così l’uomo, un 58enne di Palazzolo sull’Oglio (Brescia) ha deciso di liberare la vescica nel parcheggio del negozio «Scaini Casa», che si trova sulla strada provinciale «Francesca», nel territorio comunale di Verdello. I suoi gesti sono stati però notati da una pattuglia della polizia locale, che in precedenza avevano notato l’auto posteggiata nel piazzale antistante l’esercizio commerciale e la figura di una persona nelle vicinanze. Gli agenti, insospettiti, hanno deciso di dare un’occhiata, pensando di trovarsi di fronte un ladro, e hanno invece pizzicato in flagranza il 58enne nell’atto di fare pipì.

Inevitabile il verbale e la multa salata di 3.333 euro, che l’uomo ha accolto con stupore. Eppure è la legge. Fino a poco tempo fa era un reato penale fare i propri bisogni in strada, poi a febbraio è arrivato il decreto legislativo che ha depenalizzato tutta una serie di reati, tra cui quello di fare pipì sulla pubblica via. Che ora prevede una multa salatissima, come ha constatato a sue spese il cittadino di Palazzolo sull’Oglio. La vicenda del 58enne ricorda quella del professor Stefano Rho, il docente 43enne dell’istituto Falcone di Bergamo finito alla ribalta delle cronache lo scorso 26 gennaio gennaio, dopo che era stato licenziato per non aver dichiarato in un’autocertificazione per il Miur la multa di 200 euro che gli era stata comminata la sera di ferragosto di 11 anni fa, quando verso sera si era fermato a fare la pipì in un cespuglio in una località dell’Alta Valle Brembana, dove aveva partecipato ad una sagra.

L’insegnante aveva fatto ricorso e due mesi esatti dopo il licenziamento era stato reintegrato al lavoro, al termine di una procedura di conciliazione tra lo stesso professore e il ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca. Oltre al reintegro, il giudice del tribunale del Lavoro di Bergamo, Raffaele Lapenta, aveva anche deciso la restituzione, in favore del docente, dei due mesi di stipendio non percepiti a causa del licenziamento. Stefano Rho era stato anche assolto, in sede penale, dall’accusa di falso.