Travolse e uccise 18enne, patteggia due anni. È la prima sentenza per omicidio stradale

Grumello, l’incidente fuori da una discoteca. La madre: "Pena lieve"

DRAMMA Il magazziniere Omar Diop  vittima di un incidente in piena notte a Grumello

DRAMMA Il magazziniere Omar Diop vittima di un incidente in piena notte a Grumello

Bergamo, 7 giugno 2017 - La notte dello scorso 8 dicembre, intorno alle 2.30, alla guida di una Mercedes classe A travolse e uccise un magazziniere, Omar Diop, che stava per attraversare a piedi via Lega lombarda, vicino alla discoteca Costez di Grumello del Monte. M.B, 25 anni, ieri ha patteggiato, con il consenso del pm di Bergamo Laura Cocucci, la pena di due anni di reclusione per omicidio stradale: si tratta della prima sentenza per questo tipo di reato in provincia di Bergamo. Il gup Ciro Iacomino ha anche revocato la patente al ragazzo, come prevede la nuova legge. Dopo l’incidente costato la vita al giovane, che cinque giorni dopo avrebbe compiuto 20 anni, il conducente dell’auto era finito in carcere per due giorni (in cella stava con un pluriomicida): fu il primo arresto nella Bergamasca per omicidio stradale, scattato anche perché era risultato positivo all’alcoltest (un tasso di 1,88 a fronte del limite di 0,5). 

«Non l'ho visto c’era molto buio, altrimenti mi sarei buttato fuori strada per evitarlo. Avrei preferito morire io», si è sempre difeso M.B., difeso dall’avvocato Roberta Barbieri, sia durante le indagini sia in aula davanti al gup Iacomino. La scelta del patteggiamento (che consente di ottenere uno sconto di pena) da parte del giovane che ha ucciso suo figlio non è piaciuta alla mamma di Omar Diop, Federica, originaria della Sardegna (il marito è invece di Dakar, Senegal). «Il patteggiamento di due anni significa non scontare la pena - ha affermato -. Ci avevano detto che questo era il primo arresto per omicidio stradale, ma si è risolto subito. Anche se la condanna fosse stata a 100 anni comunque nessuno ci riporterebbe Omar, ma il timore è che una pena bassa non sia d’esempio. Amareggia che passi il messaggio: se uccidete qualcuno mentre guidate in stato di ebbrezza, non vi succede nulla. E pensare che Omar mi rassicurava sempre: “Stai tranquilla che chi ha l’auto non beve”». La donna, almeno per ora, non se l’è sentita di incontrare i genitori di M.B.: «Ci hanno cercato, ma per ora non è il momento». 

Omar Diop era un giovane molto amato, sia dagli amici che dai compagni di lavoro. Lavorava come magazziniere, aveva messo da parte i risparmi per comprare la Playstation al fratello di 14 anni e la macchina per sè. Il suo grande sogno era visitare il Giappone. Omar amava il calcio, aveva giocato nella Grumellese, poi era andato in prestito al Carobbio. Lavorando non aveva più avuto tempo per gli allenamenti. In questi mesi gli amici della Sardegna e quelli del paese sono andati più volte sulla tomba del 19enne. Hanno chiesto alla mamma qualcosa del loro amico e la donna ha dato loro occhiali, magliette, braccialetti. In molti, in segno di amicizia, si sono tatuati il motto di Omar: “I’m still learning about a life”.