Vizzolo, un solo Comune con Colturano

Il referendum sulla fusione dei municipi potrebbe tenersi a settembre

Il sindaco di Colturano Marilena Dosi e il suo omologo di Vizzolo Mario Mazza

Il sindaco di Colturano Marilena Dosi e il suo omologo di Vizzolo Mario Mazza

Vizzolo Predabissi (Milano), 6 aprile 2018 - Colturano e Vizzolo puntano ad unirsi in un solo Comune, il referendum per la fusione potrebbe svolgersi il 23 settembre. Il nome del nuovo ente? Lo sceglieranno i cittadini. I due paesi del Sud Milano (6.100 anime in totale) proseguono nel loro obiettivo di convolare a nozze. Ora l’intento accarezzato dalle amministrazioni locali è entrato nella fase operativa, con l’approvazione di un apposito atto d’indirizzo nei rispettivi Consigli comunali.

Saranno sempre i Consigli comunali a dover licenziare, entro la fine di aprile, il progetto di fusione, un passaggio che consentirà l’apertura di un confronto con la cittadinanza e le associazioni. Proprio questo periodo di consultazione – che durerà 60 giorni e durante il quale si potranno presentare osservazioni e integrazioni al progetto - sarà propedeutico all’indizione del referendum. Solo se in entrambi i Comuni le votazioni daranno esito positivo, si procederà all’accorpamento, un processo che, a quel punto, diventerà irreversibile. Affinché vinca il «sì», ad esprimersi in maniera favorevole dovrà essere almeno la metà più uno dei votanti. Per i due paesi la fusione rappresenta il coronamento di un processo avviato nel 2010, quando la legislazione nazionale ha introdotto l’obbligo, per le piccole realtà, della gestione associata dei servizi.

Così Vizzolo e Colturano (insieme a Dresano, che poi ha deciso di staccarsi dal sodalizio) hanno costituito l’Unione dei Comuni Parco dell’Addetta. La fusione, secondo i sindaci Mario Mazza (Vizzolo) e Marilena Dosi (Colturano) è il passaggio successivo per consolidare i servizi e mantenere un’adeguata capacità di risposta alle domande dei cittadini. «La messa in comune dei servizi produce economie di scala consistenti per arrivare anche, in prospettiva, a una riduzione delle tasse locali», spiega Mazza. «L’Unione è una condizione provvisoria e ha creato un eccesso di burocrazia. Con la fusione si snellirebbero le procedure amministrative», fa eco Dosi. Importanti anche i contributi statali che verrebbero messi a disposizione del nuovo ente, pari a circa 770mila euro all’anno per dieci anni. L’eventuale fusione comporterà la ridefinizione dell’intera macchina amministrativa, con la creazione di sportelli decentrati e il potenziamento dei servizi informatici, per non costringere gli utenti a continue trasferte da un municipio all’altro. Resta da definire il nome del nuovo Comune. Saranno i cittadini a sceglierlo, sulla base di appositi criteri stabiliti dalle amministrazioni. I più creativi possono già mettersi al lavoro per ideare una toponomastica che evidenzi le affinità storico-geografiche delle due realtà.