San Donato, il giallo del Comando verso l'archiviazione

La Procura chiede al gip di calare il sipario sull'omicidio-suicidio tra agenti della Locale

Il 29 giugno 2017

Il 29 giugno 2017

San donato Milanese (Milano), 30 aprile 2018 - Per la Procura dubbi non ce ne sono più e l’inchiesta va archiviata. Ma la famiglia di Massimo Schipa si oppone: «Indagate ancora». L’omicidio-suicidio al Comando della Polizia locale di San Donato risale al primo pomeriggio del 29 giugno 2017. Nei bagni l’agente Schipa spara e uccide il vicecomandante Massimo Iussa prima di togliersi la vita. Unico testimone quasi oculare (era a pochi metri anche se non ha visto), un terzo collega. Movente probabile, i rapporti non sereni tra i due: Schipa si sentiva penalizzato sul lavoro.

Già mesi fa il procuratore aggiunto Riccardo Targetti aveva chiesto l’archiviazione del fascicolo, ma gli avvocati Marcello Gentili e Nicola Brigida, per conto della famiglia Schipa, si erano opposti. Sui proiettili analizzati c’erano solo 4 rigature e non le 6 di cui è dotata la canna delle pistole di ordinanza. In più, il foro d’entrata del colpo sparato per il suicidio risultava sulla sinistra, ma Schipa non era mancino. E infine, l’arma di Iussa pareva sparita, mai sequestrata a verbale. Così il pm Targetti ha disposto nuovi accertamenti. Le rigature erano «quattro di sei» hanno specificato infine i carabinieri del Ris; dall’autopsia è emerso che il suicida si è sparato alla tempia destra (l’errore era stato del medico legale); la pistola di Schipa venne sequestrata il giorno dopo, anche se il verbale non era agli atti.

Si può archiviare, conclude di nuovo la Procura. Ma i legali della famiglia Schipa in una memoria al gip Sofia Fioretta indicano altri punti da chiarire. Primo: il colpo che ha ucciso Iussa è stato esploso dall’alto verso il basso e Schipa ha una mezza frattura alla mano: c’è stata forse una colluttazione tra i due? Secondo: il proiettile con cui l’agente si è suicidato è stato rinvenuto in un punto in cui non poteva finire, stando al consulente balistico di parte. Terzo: il vigile testimone parla di rapida successione dei due colpi, mentre altri presenti nell’edificio riferiscono versioni diverse. A decidere su eventuali nuove indagini sarà il giudice.