
Milano – Strutture sportive dell’hinterland milanese mandate al rogo per vendetta, calciatori di società dilettantistiche brianzole appartenenti alle cosche calabresi, club mantovani con soci neppure tanto occulti legati alla malavita. Da anni i tentacoli delle mafie si sono allungati minacciosi sullo sport, nel “post-covid“ ancora di più, "perché - come spiega la professoressa Ilaria Meli, docente alla Statale e autrice di varie ricerche sulla criminalità organizzata - la crisi di società sportive ha attirato l’attenzione di tanti usurai legati ai clan. Più facile a quel punto sottrarre l’intera attività a chi si trova in situazioni di difficoltà". Ma sono tanti i modi in cui il sistema criminale può permettersi di andare a braccetto con quello sportivo: il riciclaggio di denaro sporco, prima di tutto. E quindi corruzione per appalti di opere connesse a grandi eventi sportivi, estorsioni camuffate da sponsorizzazioni, false fatturazioni, distrazioni di fondi ottenuti dalle rispettive federazioni sportive, fittizi conferimenti ai soci (fra il 2016 e il 2022 operazioni sospette per oltre 110 milioni di euro nella nostra regione). In questo ambito è più facile operare per dirigenti disonesti, clan e insospettabili colletti bianchi. Poi, se c’è da “sporcarsi“ le mani, entrano in gioco altri personaggi: e allora...