Luigi Delneri: "Quella volta in cui Ancelotti mi rubò il Milan..."

L’ex tecnico nerazzurro Delneri: "Atalanta partita col botto, ma parlare di scudetto è prematuro, bene il Napoli. Io in panchina? Aspetto un progetto"

Luigi Delneri

Luigi Delneri

I bilanci di settembre non sono mai definitivi. Alla quinta giornata di Serie A, con uno sprazzo di coppe europee appena messo alle spalle, il dato in classifica più rilevante è che l’Atalanta è sorprendentemente in cima e le altre osservano dal basso in alto. Da fuori, invece, oggi le guarda tutte Luigi Delneri, un passato da tecnico anche a Bergamo e una “Panchina d’Oro“ nel 2002 dopo aver fatto storia con il Chievo.

Cinque turni di campionato alle spalle: cos’hanno detto?

"C’è qualche difficoltà tra le grandi, a parte il Napoli che per ora ha dimostrato grande convinzione, credibilità e assetto tattico".

È anche l’unica italiana che ha fatto molto bene in Champions .

"Hanno cambiato molto, ma Spalletti ha ottenuto il risultato migliore grazie al proprio lavoro, puntando su giocatori non così conosciuti eppure di grande rilevanza tecnica".

Liverpool annichilito, Bayern e PSG sono invece troppo superiori per le italiane?

"I francesi sono molto forti davanti ma dietro concedono, mentre i tedeschi sono più solidi. I gironi delle nostre sono complicati, ma credo che tutte, compresa l’Inter, possano giocarsi le proprie chance per passare. I nerazzurri hanno avuto tante problematiche legate a questioni come il futuro di Skriniar. Devono trovare un’identità".

Il derby ha dato un’idea degli equilibri tra le milanesi?

"Mi sembra che Maignan sia stato il migliore in campo. L’Inter ha valori importanti, così come penso che il Milan possa ripetere la stagione scorsa puntando su un allenatore che non è arrivato lì per caso, ma per step. Pioli è un grande gestore. In più ha dovuto ‘scansare’ Rangnick, anche se la conferma mi è sembrata un atto dovuto in quel momento".

La Juve ha incassato qualche critica.

"A me il secondo tempo col PSG è piaciuto molto. E ha fuori Chiesa, Pogba e Di Maria. Allegri è un allenatore esperto con in mano una squadra completa. Hanno fatto bene a prendere Milik perché può giocare con e al posto di Vlahovic".

Intanto in testa c’è l’Atalanta: può competere per i posti più importanti?

"Ha molte realtà davanti costruite per competere per campionato e Champions, vedendola in questo primo scorcio ha tutte le qualità per fare da guastafeste nelle prime posizioni, anche se finora di veramente forte ha affrontato solo il Milan. Dire che possa vincere lo scudetto mi pare prematuro, potremo valutarla dopo che avrà affrontato le altre squadre che lottano per un posto nelle coppe. Se valutiamo attualmente anche l’Atalanta vediamo che è partita col botto. Aspettiamo, ilcalcio riserva sempre qualche sorpresa".

Le ricorda un po’ il suo Chievo?

"Una cosa come quella non esisterà più. L’Atalanta sta producendo un certo calcio da tanti anni e aveva una storia alle spalle nelle coppe europee. Lo stesso Monza, se verrà fuori, non è paragonabile: parliamo comunque di una città, non di un borgo di 2.500 abitanti".

Il Mondiale a metà stagione cambia qualcosa?

"Un mese e mezzo senza campionato vuol dire dover fare un’altra preparazione. Sarà anche importante vedere come torneranno dal Mondiale i giocatori impiegati".

Non vedremo l’Italia, un peccato.

"Purtroppo anche nelle ultime due partecipazioni siamo usciti al primo turno. Proviamo a ripartire con i giovani che verranno fuori".

Giusto pensare di andare all’estero per alcuni talenti?

"L’Italia è tatticamente tosta. Un gol come quello preso dal Liverpool con Anguissa è difficile da vedere nel nostro campionato, magari si vedono più sbagli tecnici ma non così di settore".

C’è una squadra che si rammarica di non aver allenato?

"Nel 2002 sembrava potesse chiamarmi il Milan, prima che andasse Ancelotti. Per il resto quando mi hanno chiamato in una squadra sono sempre andato con entusiasmo".

Anche a Brescia, dove purtroppo l’esperienza è durata poco.

"Non è giudicabile un percorso così breve: non è proprio iniziato. Alcuni presidenti sono istintivi, decidono e agiscono. Ma fa parte del gioco".

Attende ancora una possibile chiamata?

"Se arriva un progetto vicino casa sì, altrimenti no. È anche tempo di far spazio alle nuove leve".