Sesto, palazzina esplosa: processo a rischio

Perizia psichiatrica sull’inquilino indagato: è infermo di mente e pericoloso

 Lo scoppio devastante all’alba di domenica 19 gennaio

Lo scoppio devastante all’alba di domenica 19 gennaio

Sesto San Giovanni (Milano), 22 giugno 2018 - L'esplosione che ha sventrato la palazzina di cinque piani in via Villoresi 46 a Sesto, sei i feriti, è stata causata e voluta dall’anziano inquilino dell’ultimo piano, che risulta infermo di mente e socialmente pericoloso. Questa la svolta nell’inchiesta della Procura di Monza sullo scoppio per una perdita di gas che si è verificato all’alba di domenica 14 gennaio. Il magistrato titolare delle indagini, il sostituto procuratore Salvatore Bellomo, aveva già aperto un fascicolo penale per l’ipotesi di reato prevista dall’articolo 434 del Codice penale, crollo di costruzioni o altri disastri dolosi, nei confronti dell’inquilino residente al quinto e ultimo piano della palazzina in via Villoresi 46. Un pensionato di 73 anni, vedovo da qualche anno, che aveva dichiarato dopo lo scoppio agli inquirenti di aver cenato alle 19.30 di sabato e di essersi coricato subito dopo.

«Sono stato svegliato dall’esplosione», aveva detto ai soccoritori. Ma restava da spiegare il motivo per cui l’anziano si fosse procurato abrasioni alle braccia. Nell’esplosione il 73enne aveva subìto ustioni di secondo grado, meno gravi le condizioni dei vicini di casa, una famiglia di inque persone tra cui un bambino. In tutto erano state diciotto le persone evacuate dopo lo scoppio. Il pm aveva quindi disposto accertamenti alla squadra giudiziaria dei vigili del fuoco che, con l’utilizzo di strumenti sofisticati e tecniche investigative particolari, ha scandagliato l’appartamento del 73enne scoprendo che la guarnizione di un tubo del gas nella cucina risultava allentata. L’eclatante esito del gesto volontario e la inutile ricerca di un possibile movente hanno aperto la strada ad un accertamento sulle condizioni psichiche del pensionato. La perizia disposta dalla Procura monzese ha concluso per la totale infermità di mente del pensionato, che soffrirebbe di manie di persecuzione e per la sua pericolosità sociale, tanto che l’anziano è già stato ricoverato in un centro di cura per malati psichici. Ora, a indagine chiusa,  il pm si appresta a mandare il 73enne a processo, ma si annuncia il proscioglimento dalla pesante accusa previsto in caso di incapacità totale di intendere e di volere. E il rischio è che anche gli altri danneggiati dallo scoppio restino con un pugno di mosche in mano.

Dopo il dissequestro giudiziario dell’edificio, è partita la messa in sicurezza con l’abbattimento di quello che resta quantomeno dell’ultimo piano, devastato e impossibile da recuperare. Poi partirà la ristrutturazione del resto dell’immobile per renderlo nuovamente abitabile. Ma, stante il gesto volontario, le ingenti spese potrebbero non essere risarcite dalla compagnia assicurativa.