Sesto, amianto killer alla Breda: via al secondo processo

Dopo la prima assoluzione dei manager, la Corte d’Appello torna sui dodici operai morti di mesotelioma

Michele Michelino

Michele Michelino

Sesto San Giovanni (Milano), 23 dicembre 2019 - Inizia il nuovo processo per i morti di amianto della Breda Termomeccanica/Ansaldo di Milano. Presso la sezione quinta della Corte d’Appello di Milano saranno giudicati i dirigenti dell’azienda, accusati della morte di 12 lavoratori per mesotelioma. In primo grado gli imputati di omicidio colposo erano stati assolti dal giudice Simone Luerti della nona sezione penale del Tribunale di Milano. La formula era stata quella de "il fatto non sussiste" insieme a "non aver commesso il fatto". Un’assoluzione che aveva indignato il Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro nel territorio. "Abbiamo sentito che il fatto non sussiste nonostante le decine di testimonianze di ex lavoratori e dell’ex Asl dimostrassero la massiccia presenza di amianto e il pm avesse chiesto pene dai 2 ai 4 anni e 11 mesi", ricorda il portavoce del comitato sestese Michele Michelino.

In questo processo si sono costituiti parte civile diverse associazione e istituzioni. Oltre al Comitato per la difesa della salute nei luoghi di lavoro nel territorio, che raggruppa operai Breda e familiari dei morti, ci sono l’associazione italiana Esposti amianto e Medicina democratica: tutte e tre le associazioni sono rappresentate e difese dall’avvocato Laura Mara. Sono inoltre costituite come parti civili anche la Regione Lombardia, la Fiom-Cgil e l’Inail. "Il procuratore generale Nicola Balice, nella sua requisitoria, ha criticato le motivazioni con cui il giudice di primo grado aveva assolto gli imputati di omicidio colposo e ha chiesto di riaprire l’istruttoria per risentire i consulenti delle parti alla luce delle nuovi studi scientifici e recenti sentenze della Corte di cassazione, ribadendo le richieste di condanna con pene dai 2 ai 4 anni e 11 mesi per gli imputati", spiega Michelino.

Comitato degli ex bredini, Medicina democratica e Aiea stavolta credono al ribaltamento della sentenza di primo grado. "Questo processo avviene in un periodo particolare, mentre cresce nell’opinione pubblica la consapevolezza del pericolo amianto e della sicurezza sui posti di lavoro e da più parti si chiede la bonifica dei siti contaminati, fra cui ci sono anche molte scuole, e dei territori avvelenati – commenta Michelino, che da anni chiede giustizia per i morti della fibra killer – L’amianto, ormai è assodato, è un pericoloso killer che ha colpito prima gli operai costretti a lavorare in ambienti nocivi con sostanze cancerogene, poi anche i cittadini uscendo dalle fabbriche e disperdendosi nell’aria, nell’acqua e nel territorio". La prossima udienza è prevista per il 4 febbraio. Si riaprirà con gli interventi degli avvocati delle parti civili, tra cui le tre associazioni, e delle difese dei familiari delle tute blu morte per aver respirato l’amianto.