Serata su Pezzoli e le Br: "Un errore il patrocinio del Comune di Settimo"

Il consigliere Delvecchio chiede all'amministrazione di ripensarci: "Non si getti discredito sull'Arma"

Ruggiero Delvecchio

Ruggiero Delvecchio

Settimo Milanese (Milano), 4 febbraio 2019 - La presentazione   del libro “Zarè”, in programma per il 23 febbraio in biblioteca a Settimo Milanese, fa discutere. A puntare il dito contro la giunta comunale di centrosinistra che ha concesso il patrocinio per l’evento è Ruggiero Delvecchio, consigliere comunale di Forza Italia. Il libro racconta quanto successo l’11 dicembre 1980 in via Varesina a Milano, quando i carabinieri dell’antiterrorismo in borghese uccisero Roberto Serafini, della colonna brigatista "Walter Alasia", e ferirono mortalmente Walter Pezzoli, 23enne, che morirà poco dopo all'ospedale Niguarda di Milano. Pezzoli era già stato processato e assolto a Genova per appartenenza alle Brigate Rosse.

Il libro, con fotografie raccolte da Maurizio Maina, è stato scritto da Gianfranco Pezzoli, fratello di Walter, Vittorio Alfieri, ex capo delle Br milanesi e da altri amici del 23enne, tutti di Pero, dove lui era   cresciuto. Secondo l'esponente di Forza Italia "getta discredito verso l'Arma dei carabinieri, accusati di essere dei disinvolti pistoleri - spiega Delvecchio - queste accuse vengono mosse men che meno da ex brigatisti rossi della colonna Walter Alasia , protagonisti di una copiosa scia di delitti di sangue perpetrati in Milano e provincia dal 1977 al 1981. Il comune di Settimo Milanese e il sindaco di sinistra secondo me commettono un gravissimo errore nel prestare il proprio patrocinio a questo evento ammantato dalla falsa valenza culturale di un libro pubblicato, ovviamente, dalla casa editrice di Renato Curcio". Nella locandina e nella descrizione dell'evento riportata sul sito del Comune, secondo il forzista, l'amministrazione comunale avrebbe omesso di spiegare il ruolo dei Pezzoli e Serafini, ma soprattutto si sarebbe dimenticata il ruolo dei compagni brigatisti, "queste spregevoli persone se non ancora in galera, devono almeno rimanere in un silenzio rispettoso nei confronti della memoria e delle sofferenze inflitte sia ai vivi che ai morti a causa della loro attività rivoluzionaria".